Ieri il governo ha tentato un salvataggio in calcio d'angolo: missione non riuscita, ma la Faib vuole ridurre lo stop a un giorno solo

Lo sciopero benzinai è partito ma ci sono ancora punti da chiarire, le sigle si dividono: si attende una riunione oggi. Ieri il governo ha tentato un salvataggio in calcio d’angolo, convocando nel pomeriggio i gestori al ministero delle Imprese e Made in Italy. Un confronto lampo – circa un’ora – in cui i sindacati hanno incassato una serie di aperture dal ministro Urso, a partire dalle modifiche proposte al decreto Trasparenza in sede di conversione. Ma le rassicurazioni dell’esecutivo, a quanto pare, non sono bastate e Fegica e Figisc/Anisa hanno confermato lo sciopero, convocando per oggi, alle 11, un’assemblea dei gruppi dirigenti delle organizzazioni di categoria, presso la sala Capranichetta di Piazza Montecitorio, aperta, si legge in una nota, anche “a deputati e senatori di tutti i gruppi parlamentari”. Nel fronte dei benzinai però si è aperta una breccia: Faib Confesercenti infatti, in segno di “apprezzamento” del lavoro del ministro, ha deciso di ridurre lo sciopero ad un giorno solo, promettendo di portare l’idea alla riunione di oggi.

Cosa ha proposto Urso per stoppare sciopero benzinai

Tra le proposte messe sul tavolo da Urso per stoppare lo sciopero benzinai, a quanto si apprende, ci sarebbe un sensibile allentamento sulle sanzioni previste nel dl: una moratoria di 90 giorni per l’attuazione dei nuovi obblighi, la conferma della riduzione delle sanzioni per la mancata comunicazione a 200/800 euro in rapporto al fatturato, mentre in caso di reiterata omissione della comunicazione per quattro volte in 60 giorni la chiusura del punto vendita sarebbe ridotta tra uno e sette giorni. Accanto, la possibilità di comunicare i prezzi a ogni variazione – e comunque ogni 15 giorni invece che ogni settimana – insieme all’eliminazione del cartello col differenziale tra self e servito. Quanto alle autostrade, la media dei prezzi da esporre sarebbe specifica del segmento autostradale. Dal Mimit sarebbe arrivata anche la proposta di un nuovo round per il prossimo 8 febbraio, per fare il punto sul riordino del settore, affrontando un’ampia rosa di temi, tra cui l’illegalità contrattuale, le commissioni bancarie, la razionalizzazione e riconversione della rete.

“Penso che le nostre proposte siano assolutamente ragionevoli, ci auguriamo che gli esercenti evitino questo disagio agli utenti”, aveva detto Urso, prima che le sue speranze venissero deluse dal pollice verso di Fegica e Figisc/Anisa. “Troppo poco e troppo tardi”, è stato il commento delle sigle, che nonostante abbiano apprezzato “il tentativo in extremis”, non hanno visto quella concretezza necessaria a sciogliere i nodi. Se infatti il tavolo per ristrutturare la rete distributiva e ridare un piano regolatorio “va nella direzione giusta e auspicata” le modifiche ipotizzate sul decreto, “oltre a non essere sufficienti, sono ormai nelle mani del Parlamento. Quel che rimane sullo sfondo, sconti o non sconti sulle multe, cartelli o non cartelli da esporre, è l’idea di una categoria di lavoratori che speculano sui prezzi dei carburanti. Il che è falso e inaccettabile. Lo sciopero benzinai quindi – concludono – è confermato”. Meno duro il giudizio della Faib, che guarda positivamente alle aperture presentate e già formalizzate con un emendamento al decreto: “in particolare – spiega in una nota – ci sembra un risultato importante la significativa riduzione delle sanzioni, la razionalizzazione della cartellonistica sugli impianti, la rapida convocazione di un tavolo di filiera per affrontare gli annosi problemi del settore, a partire dall’illegalità contrattuale e dal taglio dei costi per le transazioni elettroniche”. Da qui, la proposta di un giorno di sciopero anziché due, che sarà quindi tra i punti all’ordine del giorno all’assemblea in programma.

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