"In Italia fatti molti passi avanti, ma quello che non è arrivato è un cambiamento radicale nella nostra società. Un cambiamento culturale"

 Il Giorno della Memoria è anche la memoria di Lucy Salani che con i suoi 98 anni è la trans più anziana d’Italia, forse d’Europa. Ma è anche una degli ultimi sopravvissuti ai campi di concentramento ancora in vita perché, quando ancora si chiamava Luciano, per sei mesi fu rinchiusa nel lager di Dachau. Non come omosessuale, sebbene così si dichiarasse allora, ma come disertore dell’esercito tedesco al quale aveva aderito dopo l’8 settembre del ’43.

 In occasione del ‘Giorno della memoria‘, celebrato il 27 gennaio in tutto il mondo, ricorda che il regime nazista oppresse diversi gruppi per motivi ideologici. Certo, gli ebrei furano i principali bersagli delle persecuzioni ma non furono risparmiati nemmeno gli omosessuali, così come i Rom, i disabili, i testimoni di Geova. “Forse si parla di più degli ebrei perché avevano una comunità di riferimento, hanno avuto modo di trovare ospitalità in un paese giovane come Israele”, commenta Salano a LaPresse. “Gli omosessuali hanno avuto problemi di discriminazione anche dopo la guerra e sono sempre stati esclusi dalla comunità. Ora è un po’ meglio, ma – sottolinea – c’è ancora molto da fare”.

 Lucy ricorda lucidamente la sua esperienza a Dachau. “Quello che ho visto nel campo è stato spaventoso. L’Inferno di Dante a confronto è una passeggiata. Impiccàti. Gente che moriva per la strada. Persone che erano solo pelle e ossa. Facevano gli esperimenti. Bruciavano i morti e c’era chi era ancora vivo, che si muoveva fra le fiamme. Terribile, terribile. La mattina quando ti alzavi e guardavi la recinzione elettrificata, trovavi un mucchio di ragazzi attaccati. Avevano provato a scappare durante la notte. Vedevi le fiammelle uscire dai corpi”, racconta nel documentario ‘C’è un soffio di vita soltanto’, che andrà in onda il 27 gennaio alle 21.15 su Sky Documentaries, girato in gran parte durante la pandemia del Covid-19 dai registi Matteo Botrugno e Daniele Coluccini.

 Oggi, a distanza di 70 anni, di fronte all’accostamento dei no vax ai prigionieri nei campi di concentramento non nasconde il suo disappunto: “Queste persone non capiscono che se possono fare pagliacciate del genere è proprio perché esiste la democrazia e le persone hanno diritto di opinione. A loro consiglio di vedere film o interviste con racconti di chi ha vissuto veramente quell’orrore. È l’ignoranza che genera queste situazioni”.

 Nella sua lunga esistenza, Lucy Salani ha vissuto molteplici vite: è stata soldato, ma anche ballerina e tappezziera. Nei momenti “più difficili” si è dovuta prostituire. Ma è stata anche una mamma: il suo ricordo più bello, infatti, è quello di “Patrizia, la mia figlia adottiva. Una ragazza che è venuta a vivere a casa mia dopo aver perso entrambi i genitori. Per lei ero come sua madre e io la consideravo una figlia, purtroppo se ne è andata troppo presto. Avevamo costruito una famiglia, una vera famiglia”.

 Oggi Lucy vive a Bologna. E, guardandosi indietro, sottolinea: “Io non voglio passare alla storia. Vorrei solo che le persone come me non debbano vivere quello che ho vissuto io. Poi se la mia storia può aiutare qualcuno a lottare per la propria identità, non può che farmi piacere”.

 Nel nostro Paese “sono stati fatti molti passi avanti, ma quello che non è arrivato è un cambiamento radicale nella nostra società. Un cambiamento culturale”, prosegue. “La comunità deve rendersi conto che la diversità e la libertà della persona sono una ricchezza per tutti, non solo per la comunità LGBT. Ma questo cambiamento per me non è ancora arrivato davvero”.

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