Ancora lacrime e commozione, dolore e anche rabbia nelle parole della sindaca di Stresa Marcella Severino
“Questo è l’11 settembre di Stresa“. Ancora lacrime e commozione, dolore e anche rabbia nelle parole della sindaca di Stresa Marcella Severino. Arrivando alla messa in suffragio delle vittime della tragedia della funivia del Mottarone, la sindaca, con la fascia tricolore, aveva poche parole. In mattinata era stata a Torino, per mostrare vicinanza alla famiglia dell’unico sopravvissuto, il piccolo Eitan. Il bimbo ha iniziato il risveglio dopo la sedazione ma resta in prognosi riservata. Per lui c’è ‘cauto ottimismo’ ma la situazione resta delicata.
Durante la messa alle 18 c’erano 14 ceri vicino all’altare. “Noi tutti e soprattutto pensando ai parenti delle vittime abbiamo bisogno di essere curati – ha detto il parroco, don Gianluca Villa, che poi ha citato ‘La Cura’ di Battiato – Questi corpi spezzati possono essere cicatrizzati solo dalla presenza di Dio. La tragedia ci ha colpiti nel giorno di pentecoste”.
All’interno oltre 100 persone, nei limiti delle misure anti Covid, fuori una cinquantina. Tante telecamere, poche parole. “È certo che di fronte a questa tragedia sale la grande domanda. Dov’è Dio in questo momento? Come credenti dobbiamo ridirci che non è il momento in cui puntiamo il dito verso Dio ma verso le responsabilità umane” ha spiegato ancora il parroco. “Il 99% del male che si consuma nella nostra vita e nella nostra società passa attraverso di noi. Le ferite, le incompetenze, le superficialità”.
Durante la messa è stata ricordata anche la tragedia del 19 giugno del 1948, quando 12 turisti sono annegati sempre a Stresa per il cedimento di un pontile. Poi la lettura della nota del Papa: vicinanza e cordoglio, lo stesso sentimento di tutte le persone presenti.
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