Almeno tre gli episodi ricostruiti dagli inquirenti

Tortura, sequestro di persona e violazione di domicilio. Queste le accuse che il procuratore capo di Agrigento Luigi Patronaggio e il sostituto Gianluca Caputo hanno formalizzato nei confronti di tre giovani di 26, 23 e 36 anni che secondo gli inquirenti picchiavano, sequestravano i disabili nelle loro abitazioni o anche per strada a Licata in provincia di Agrigento. Raid contro i disabili fisici e mentali che venivano filmati e poi messi in rete con commenti feroci sulle condizioni delle vittime. Per i tre sono questa mattina è scattato il fermo per gravi indizi di reato eseguito dai carabinieri. Tre gli episodi ricostruiti dagli inquirenti. In uno di questi, un invalido sarebbe stato brutalmente pestato con un bastone, legato con del nastro adesivo e abbandonato per strada fino a quando una donna di passaggio non lo ha liberato e chiamato i soccorsi. In altre sarebbero stati umiliati con della vernice al volto e con una sostanza che aveva provocato la caduta dei capelli. Oppure, ancora, legati a una sedia con un secchio in testa e picchiati. Calci, pugni, bastonate e minacce di morte. Il tutto sempre filmato con gli smartphone e diffuso in rete, sui social con titoli di derisione. Per tre licatesi è scattato il fermo. A denunciare le torture è stata una delle vittime che ha avuto la forza di raccontare l’incubo passato nelle mani della banda. Per gli inquirenti i tre fermati, che andranno in convalida entro domani, potrebbero non essere gli unici componenti della banda.

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