Scoppia il caso della pillola abortiva Ru486 in Piemonte. Maurizio Marrone, assessore agli Affari Legali della Regione Piemonte in quota Fratelli d'Italia, conferma a LaPresse l'incontro avuto con l'assessore alla Salute a cui ha spiegato nel dettaglio le tre criticità che vede nella linee guida del ministero della Salute, approvate ad agosto, che a suo parere "sono incompatibili con la legge" 194. "Se il Governo intende tirare dritto, nulla vieta loro di cambiare la legge in Parlamento. Non possono sbrigarsela con un atto amministrativo ad agosto – ha spiegato Marrone – Icardi (assessore alla Sanità piemontese, ndr) ha preso atto della mia posizione, è ansioso di essere a posto con la legge nazionale. Ha preso con grande serietà i nodi critici di compatibilità tra l'indirizzo e la legge. In ambito politico dovrà confrontarsi con la sua forza politica, ma non ha detto no, ha detto approfondiamo".
I punti controversi, secondo Marrone, sono tre: la somministrazione della pillola nei consultori, a suo parere in contrasto con la legge, il Day Hospital – che secondo l'assessore dovrebbe finire con la fine dell'emergenza Covid, per tornare al ricovero – e la possibilità di avvalersi di associazioni che "diano sostegno per superare le cause che potrebbero indurre la donna all'interruzione della gravidanza". La terza questione riguarda l'attuazione dell'articolo 2 della legge 194: "E' sempre rimasto lettera morta – spiega – mentre ci sono tante realtà che possono aiutare". Non c'è ancora una Delibera della Giunta regionale, di competenza dell'assessorato alla Sanità, ma Icardi ora procederà ad approfondire. "Ieri ci siamo parlati – spiega Marrone – e lui approfondirà con gli uffici tecnici, ci aggiorneremo presto. Probabilmente venerdì in Giunta sarà il momento più adatto per parlare tutti insieme".
Il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio intanto ha fatto sapere che la delibera "non è ancora in programma, perché si sta approfondendo il tema. È una proposta dell’assessore che verrà portata prima in maggioranza per una valutazione da parte di tutti, essendo un tema che tocca le sensibilità individuali".
La risposta della sindaca di Torino
Dura la reazione della sindaca di Torino Chiara Appendino: "Non è la prima volta che qualche esponente politico decide di fare la sua becera propaganda sul corpo delle donne, entrando a gamba tesa sui temi dell'interruzione volontaria di gravidanza e delle sue modalità" ha scritto in un posto su Facebook la sindaca del M5S. "In questo caso la manifestazione di ignoranza è arrivata dal gruppo di Fratelli d'Italia, tramite l'assessore della Regione Piemonte, Maurizio Marrone. Vorrei addirittura evitare di dargli visibilità – prosegue il post – se non fosse che simili posizioni, in passato, hanno letteralmente distrutto l'esistenza di migliaia di famiglie e di donne. Quindi lo dico in maniera molto chiara: sull'aborto, il diritto di scelta non si tocca. Fermo restando che quanto dichiarato sino ad ora dall'Assessore dimostra una totale ignoranza tecnica sul tema, ci batteremo in ogni sede affinché la tutela delle donne e il loro diritto all'autodeterminazione vengano rispettati".
La replica di Silvio Viale
"Ho sempre mantenuto distinti l'aspetto politico e quello clinico" ha spiegato in un post su Facebook il medico Silvio Viale, considerato il padre dell'introduzione della Pillola Ru 486 in Italia, ed esponente radicale. "Sul piano politico polemizzo con chi disprezza qualunque tutela sanitaria in nome di una ideologia misogina e antiabortista. Sul piano clinico non c'è partita, perché le evidenze scientifiche sono semplicemente inattaccabili. Non solo più quelle trentennali internazionali, ma anche quelle nazionali. Mi dispiace per Maurizio Marrone e per il suo irrealizzato inconscio da ginecologo, ma indietro non si torna".
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