Il vicepremier: "I naufraghi hanno obbligato la nave che li ha salvati a dirigersi verso Malta o l'Italia". L'ong Mediterranea chiede un porto sicuro per l'imbarcazione

Si apre un nuovo caso migranti. La nave mercantile 'Elhiblu 1', petroliera battente bandiera turca, ha fatto rotta verso Nord dopo aver salvato in mare 108 persone fuggite dai campi di concentramento libici, in cerca di rifugio sulle coste europee. Il ministro dell'Interno Matteo Salvini ha etichettato l'episodio come un "dirottamento 'imposto' dai migranti", mentre la ong Mediterranea Saving Humans, quella della nave Mare Jonio, chiede un porto sicuro per l'imbarcazione.

"Non siamo più ai soccorsi, sarebbe il primo atto di pirateria in alto mare, con migranti che hanno dirottato il mercantile che era arrivato a 6 miglia dalla costa libica. Sappiano che l'Italia la vedranno col cannocchiale", ha precisato Salvini ribadendo che i porti italiani sono chiusi.

Ribatte Mediterranea: "L'articolo 33 della Convenzione di Ginevra parla chiaro: 'Nessuno Stato contraente espellerà o respingerà in qualsiasi modo un rifugiato verso i confini di territori in cui la sua vita o la sua libertà sarebbero minacciate'. I governi che si oppongono a questo salvataggio e pretendono che la nave consegni i naufraghi in un porto libico, compiono un reato oltre che un atto disumano. Facciamo appello alle istituzioni europee perché non voltino la testa da un altra parte ed aiutino le persone in fuga dai campi di concentramento libici. Alla Ehiblu 1 deve essere immediatamente assegnato un porto sicuro in un paese europeo dove alle persone salvate siano garantiti i diritti umani fondamentali". 

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