Obiettivo contenimento dei costi unito alla credibilità del dossier. Giorgetti: "Sforzo apprezzabile"
"Unica, diversa, coraggiosa" e, si spera, anche "vincente". Non nasconde la soddisfazione personale il presidente del Coni, Giovanni Malagò, parlando del progetto "spartiacque" scelto per la candidatura italiana ai Giochi Olimpici Invernali del 2026. Cortina, Milano e Torino insieme per riportare la manifestazione a cinque cerchi in Italia.
Una strada talmente nuova da non potergli neanche dare un nome che, spiega Malagò, "sarà scelto con il Cio nella fase di dialogo". Fino a oggi infatti le candidature erano state sempre delle singole città ma a Losanna, preoccupati per il calo delle contendenti alle varie Olimpiadi, hanno dato il via libera operando una grande apertura di credito nei confronti dell'Italia.
Nei giorni scorsi il capo dello sport italiano e la commissione di valutazione dei tre singoli dossier hanno 'tagliato e cucito' con fine arte diplomatica alla ricerca di un unico obiettivo: il contenimento dei costi unito alla credibilità del dossier. La quadratura del cerchio è stata trovata con la soluzione più gradita anche al governo, sostenitore della condivisione dei Giochi fra le varie città. Un 'tutti insieme appassionatamente' che trova la sua forza proprio nell'essere low cost. La candidatura unica infatti ha un budget di spesa pari a 376 milioni di euro, inferiore a quello delle tre pretendenti (Cortina 380, Milano 384 e Torino 648). "Abbiamo lavorato in maniera egregia e il nostro lavoro non è frutto di una mediazione politica", ribadisce Carlo Mornati, coordinatore della Commissione di valutazione. Un pensiero condiviso in toto da Malagò. "All'interno di ogni dossier – rileva – c'erano grandi punti di forza e di debolezza. Con la candidatura unica abbiamo attutito le debolezze e credo che ora sia diventata molto forte". E allora spazio a tutti con tre Medal Plaza nelle rispettive città e altrettanti villaggi olimpici. Gare da Sestriere a Cortina passando per Bormio e sconfinando fino al Trentino con il salto a Predazzo.
Uno sforzo ritenuto "apprezzabile" dal governo per bocca del sottosegretario con delega allo Sport, Giancarlo Giorgetti. Se da Palazzo Chigi arrivano notizie buone chi invece storce il naso sono gli amministratori locali. Giuseppe Sala, sindaco di Milano, è entrato in Conclave da Papa e ne è uscito cardinale: in caso di candidatura unitaria il capoluogo lombardo sarebbe stato, salvo clamorosi colpi di scena, quello designato. Così invece dovrà cedere parte delle varie discipline sportive per un dossier "approvato senza che le città l'avessero a disposizione".
Sergio Chiamparino, presidente del Piemonte, parla di "totale irrazionalità" in merito alla decisione di effettuare le gare di bob a Cortina dove, secondo il governatore, si renderebbe necessaria la costruzione ex novo dell'impianto, rispetto alla pista già esistente di Cesana. Sulla stessa lunghezza d'onda la sindaca di Torino, Chiara Appendino, che non chiude la porta ma parla di "logiche in parte incomprensibili" attendendo le "valutazione più approfondite" del sottosegretario Giorgetti.
Un mal di pancia diffuso che non piace soprattutto in quel di Palazzo Chigi. Probabilmente se ne parlerà la prossima settimana quando Giorgetti è intenzionato a incontrare i sindaci delle tre località per evitare di coltivare situazioni "in fase di aborto". Una linea condivisa anche dallo stesso Malagò. Del resto, e le istituzioni locali coinvolte ne sono pienamente consapevoli, nella fase di dialogo con il Cio le varie venues potrebbero essere cambiate su richiesta delle federazioni internazionali interessate. Al Coni, comunque, il morale resta alto. La convinzione è che questa volta, a differenza di quanto successe con Roma 2024, tutte le varie perplessità e gli interessi dei singoli possano essere messi da parte. Contando anche la competitività relativa delle rivali, Stoccolma a parte, l'occasione è troppo ghiotta per poter essere sprecata.
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