La visita di Bergoglio nelle due realtà sorte da utopie cristiane
"Loppiano è una città aperta, una città in uscita. A Loppiano non ci sono periferie". Questo è lo spirito con cui Papa Francesco ha reso omaggio a due realtà sorte da utopie cristiane: Nomadelfia, alle porte di Grosseto, e Loppiano, a pochi chilometri da Firenze. Due esperimenti sociali nati tra gli anni '50 e gli anni '60 dalle intuizioni di don Zeno Salini e di Chiara Lubich, per certi versi distanti tra loro, ma entrambi avviati sulla strada della canonizzazione.
A Nomadelfia, comunità di 300 anime, la popolazione si è decuplicata per l'arrivo del Pontefice argentino, il Papa degli ultimi. Una comunità che riesce a cogliere appieno la portata del messaggio bergogliano: "Qui, a vent'anni, Zeno decide di camminare solo con Cristo, il suo 'irresistibile amore', e a trent'anni nella prima messa prende come figlio uno 'scarto' della società, un ragazzo appena uscito dal carcere e con lui ha fondato la comunità", racconta il presidente, Francesco Matterazzo. Preferisce essere chiamato semplicemente Francesco, in questa cittadella non ci sono proprietà, non circolano soldi e non si utilizzano neanche i cognomi. Gli abitanti sono chiamati con il nome di battesimo seguito da 'di Nomadelfia'.
Seguendo la tradizione dei suoi abitanti, Papa Francesco ha affidato due figli a una coppia, pronunciando le parole che Gesù disse a Maria affidandole san Giovanni. Tutte le famiglie in Nomadelfia accolgono figli abbandonati e non ci sono differenze tra gli accolti e i nati dal matrimonio, tutti crescono insieme in famiglia.
© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata