L'accusa chiede la conferma dell'ergastolo
"Non posso meritare la pace. Non mi perdonerò mai per aver tolto a Sara la possibilità di diventare grande". A parlare è il rimorso di Vincenzo Paduano, condannato all'ergastolo in primo grado per aver ucciso e dato alle fiamme Sara Di Pietrantonio. "Mi vergogno di quello che ho fatto", ha poi continuato davanti ai giudici della Corte d'Appello di Roma. Tra le lacrime ha confessato di non riconoscersi nel mostro che è stato capace di usare tale violenza contro la sua ex fidanzata.
Paduano era confuso: "Vorrei poter dare spiegazioni ma non ho ricordi di quella notte. Sono certo però che è mia responsabilità". E del suo terribile gesto ha detto di aver preso coscienza solamente in carcere, lì dove continua a scontare l'ergastolo. Proprio della sua condanna ha chiesto conferma l'accusa, secondo la quale la premeditazione dell'omicidio emerge dal fatto che il ventottenne aveva lasciato di proposito il cellulare e il tablet sul posto di lavoro perché non si risalisse a lui.
Il pm Maria Gabriella Fazi nel ricostruire le dinamiche del delitto ha voluto ricordare che la vittima era stata bagnata di benzina dalla testa ai piedi e che Paduano aveva bruciato il corpo sulle foglie secche per distruggere il corpo. "Ciò che lo ha spinto all'omicidio non è stata la gelosia, ma la perdita del potere di predominio su Sara, che per lui era un oggetto di sua proprietà", ha aggiunto il pubblico ministero.
Era la notte tra il 28 e il 29 maggio del 2016 quando a Roma, in via della Magliana, Paduano salì a bordo della macchina di Sara per poi inizare a cospargere l'ex fidanzata di benzina. La relazione tra i due era finita da poco e il ragazzo non lo voleva accettare. La vittima tentò di fuggire dall'auto, ma Paduano la raggiunse e la strangolò. La mattina seguente i vigili del fuoco trovarono il corpo carbonizzato di Sara a pochi metri dalla vettura incendiata.
© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata