Il blitz della polizia e digos. Nel mirino persone riconducibili ad Amri, il tunisino autore della strage ai mercatini di Natale in Germania nel dicembre 2016

Vasta operazione antiterrorismo in Italia. Il personale della Direzione centrale della polizia di prevenzione e gli uomini della Digos di Roma e Latina hanno arrestato cinque persone ritenute responsabili di addestramento e attività con finalità di terrorismo. Il blitz nasce dalle indagini sulla rete italiana di contatti con Anis Amri, il presunto terrorista di Berlino, ritenuto responsabile dell'attentato ai mercati di Natale a Berlino del 2016 e ucciso dalla polizia, tre giorni dopo, a Milano. 

Il 19 dicembre del 2016 un autoarticolato con targa polacca, proveniente dall'Italia, investì a Berlino la folla presente nel mercatino di Natale a Breitscheidplatz, uccidendo 12 persone e ferendone 56. L'attentato venne rivendicato dall'Isis. La notte del 22 dicembre dello stesso anno, Anis Amri, ritenuto l'attentatore, venne ucciso durante un controllo di polizia nei pressi della stazione Sesto San Giovanni di Milano. 

Nel corso dell'operazione scattata all'alba e denominata 'Mosaico', sono state seguite anche perquisizioni nelle province di Latina, Roma, Caserta, Napoli, Matera e Viterbo. Le ordinanze sono state emesse dal gip del Tribunale di Roma Costantino De Robbio nell'ambito di un'indagine coordinata dal sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Roma, Sergio Colaiocco

I CINQUE ARRESTATI – Tra i cinque arrestati c'è il 38enne, sedicente cittadino palestinese, Napulsi Abdel Salem, attualmente detenuto per stupefacenti, accusato di addestramento ad attività con finalità di terrorismo. In manette anche quattro cittadini tunisini accusati di associazione a delinquere finalizzata al favoreggiamento dell'immigrazione clandestina: il 32enne Baazaoui Akram, il 52enne Baazaoui Mohamed, il 29enne Baazaoui Dhiaddine e il 30enne Baazaoui Rabie

LE INDAGINI –  Le indagini sono scaturite dagli accertamenti svolti all'indomani dell'attacco portato il 19 dicembre 2016 al mercatino natalizio di Berlino dal terrorista tunisino Anis Amri, ospitato da un suo connazionale ad Aprilia (Latina) nel 2015 le cui dichiarazioni hanno contribuito all'indagine. Gli approfondimenti hanno permesso di ricostruire la rete relazionale del terrorista tunisino nel periodo della sua permanenza in Italia fino alla partenza per la Germania avvenuta il 2 luglio 2015. Sono stati nel tempo individuati e monitorati così vari stranieri gravitanti nell'area pontina e nel territorio della Capitale, alcuni dei quali espulsi con provvedimenti del ministro dell'Interno perché ritenuti una minaccia per la sicurezza dello Stato.

UNO DEGLI ARRESTATI PRONTO A LASCIARE L'ITALIA –  Uno degli arrestati, Baazaoui Akram, da Napoli era pronto a lasciare l'Italia per tornare in Tunisia: è considerato dagli inquirenti il capo di una presunta associazione transnazionale che favoriva l'immigrazione clandestina procurando documenti falsi a chi voleva arrivare in Europa. Dalle indagini, partite nel 2016, è emerso che il gruppo capitanato da Akram aveva stretto legami con un ambiente molto radicalizzato di persone residenti tra Latina e Aprilia. Secondo il gip Costantino De Robbio, l'associazione di Akram costituisce "un vero e proprio punto di riferimento per i tunisini che emigrano in Occidente, si occupa del trasporto, della sistemazione provvisoria in Italia, della fornitura di documenti falsi e vitto agli immigrati e del successivo trasporto per il paese di destinazione (Francia Germania e altro) in cambio di sostanzioso e rimesse di denaro girate su conti correnti all'estero". L'associazione, secondo chi indaga, era parte attiva nel trasferimento dei migranti fin dalle coste della Tunisia.

LE INTERCETTAZIONI –  Tra i contatti dell'attentatore di Berlino vi era un tunisino di 37 anni residente a Latina, frequentatore del locale centro di preghiera islamico di Latina e noto per le sue posizioni radicali, legato da consolidati rapporti di amicizia Napulsi Abdel Salem, arrestato con l'accusa di autoaddestramento al terrorismo. Durante le indagini, i due, intercettati, si sono spesso lasciati andare a considerazioni incentrate su visioni radicali dell'Islam, caratterizzate da una marcata ostilità per gli occidentali e i relativi costumi utilizzando, tra le altre, espressioni del tipo "tagliare la gola e i genitali" riferite agli "infedeli".

I VIDEO CHE LI INCASTRANO – Napulsi Abdel Salem studiava sul suo tablet tutto ciò che riguardava l'Isis. Nei 31 video che gli inquirenti hanno trovato salvati sul tablet, le immagini mostrano come modificare armi, acquistare munizioni, e tutte le informazioni necessarie per preparare attentati anche con l'uso di pick-up e mezzi pesanti, che l'uomo si era attivato per acquistare. Un video mostra un lanciarazzi Rpg7, e altre armi dagli effetti potenzialmente devastanti. 

PRESI PRIMA DI AGIRE. Nessun elemento emerso durante le indagini fa pensare a uno specifico progetto di attentato, ma si stavano addestrando per essere pronti a farlo", ha spiegato il pm Sergio Colaiocco responsabile con il procuratore aggiunto Francesco Caporale dell'inchiesta. "Si è evitato che dalla fase della radicalizzazione si sfociasse nell'attività terroristica", ha aggiunto. 

GLI INDAGATI – Sono una ventina gli indagati complessivi e dieci le persone, che pur rimanendo a piede libero hanno subito perquisizioni in mattinata a Latina. Sono tutti accusati a vario titolo istigazione alla commissione di attentati terroristici e favoreggiamento dell'immmigrazione clandestina.

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