I materiali venivano trattati al di fuori delle regole come fossero rifiuti normali. Coinvolte le acciaerie di Piombino (Aferpi) e l'Ilva di Taranto
Trafficavano rifiuti pericolosi (per lo più siderurgici) movimentandoli, trattandoli e smaltendoli negli impianti di cui erano responsabili senza le dovute procedure, come se fossero materiali non a rischio. Sei persone sono state messe agli arresti domiciliari. Questa mattina all'alba, su ordine della Direzione distrettuale antimafia di Firenze, i carabinieri forestali della Toscana e dei gruppi di Chieti, Bologna, La Spezia e Cuneo, hanno cominciato a eseguire un'ordinanza emessa dal Gip del Tribunale di Firenze, Angelo Antonio Pezzuti. Ai sei indagati vengono contestati i reati di traffico organizzato di rifiuti pericolosi, associazione per delinquere, truffa alla Regione Toscana per oltre 4 milioni di euro. L'attività illecita, oltre che nel territorio toscano, in particolare nella provincia di Livorno, ha anche riguardato le regioni Abruzzo, Emilia Romagna, Liguria e Piemonte. L'indagine, iniziata dall'ex Corpo forestale dello Stato nel marzo 2015 per conto della Dda di Firenze, è stata coordinata dal procuratore della Repubblica di Livorno, Ettore Squillace Greco, ora affiancato da Giulio Monferini, sostituto procuratore della Dda fiorentina.
Tra le aziende perquisite risulta pesantemente coinvolta l'acciaieria Aferpi di Piombino (tra l'altro al centro di una profonda crisi industriale). Perquisizioni anche all'Ilva di Taranto. Sono stati perquisiti circa 35 siti un po' in tutta Italia. I materiali di origine siderurgica venivano dichiarati non pericolosi e trattati di conseguenza a prezzi molto più bassi. L'organizzazione, a quanto risulta dalle indagini, lavorava anche con l'estero. Nelle indagini sono stati sequestrati documenti, computer e altri materiali informativi. Addirittura, una parte dei materiali pericolosi venivano "declassati" a merce e, quindi, messi in vendita. Tutta la catena di trattamento si svolgeva completamente al di fuori delle regole.
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