La donna, dopo una prima violenza, è riuscita a riprendere col cellulare la seconda aggressione

E' arrivata in Italia dopo 13 interventi chirurgici subiti in patria per cercare di risolvere un grave problema, ma sarebbe stata costretta a subire abusi sessuali dal luminare che aveva trovato una soluzione ai suoi disturbi. Il ginecologo Biagio Adile, 65 anni, è finito ai domiciliari con l'accusa di violenza sessuale su una tunisina di 29 anni. L'ordinanza di custodia cautelare è stata eseguita dalla polizia di Stato in servizio presso la Procura del tribunale per i minorenni di Palermo.

La donna ha riferito di aver subito due violenze. La prima nello studio del medico nel capoluogo siciliano e la seconda nell'ambulatorio degli 'Ospedali Riuniti Villa Sofia-Cervello' di Palermo, in cui Adile è responsabile dell'unità di uroginecologia. Nel secondo caso, lo scorso febbraio, la donna ha portato il cellulare e filmato i presunti abusi. Le indagini sono state condotte dal pm Giorgio Arrighi e dall'aggiunto Ennio Petrigni e si indaga su eventuali altri casi.

La giovane si è presentata a febbraio di quest'anno dalla polizia con un avvocato per sporgere denuncia, dopo il primo episodio avvenuto lo scorso dicembre. Ha raccontato di essere stata costretta a tornare dal medico, perché nessuno era riuscito a trovare una soluzione definitiva al problema che l'aveva portata a finire sotto i ferri per 13 volte in patria, mentre il ginecologo palermitano era stato in grado di trovare una soluzione definitiva. Ma, nel timore di subire un'altra violenza, la donna si è presentata nell'ambulatorio di Villa Sofia-Cervello, dove era stata invitata per fare un'ecografia gratuita, con il telefonino per filmare la visita durante la quale sarebbe stato perpetrato il secondo abuso.

Le indagini, durate quattro mesi, sono state corroborate dalle testimonianze di amici e parenti, a cui lei aveva raccontato tutto, e da una perizia sulla registrazione che avrebbe dato riscontro alle accuse della 29enne.

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