"Occupiamo perché non abbiamo altra scelta - hanno spiegato - In altri paesi ti insegnano la lingua, un lavoro, ti danno una mano, in Italia non c'è nulla"

"Ci danno documenti come rifugiati, ma poi non fanno nulla per aiutarci, ci buttano fuori come animali. Ma noi vogliamo vivere come tutti gli altri, come persone normali". Il giorno dopo lo sgombero da piazza Indipendenza, nel cuore di Roma, dove si era accampata la comunità eritrea che era stata cacciata dallo stabile occupato di via Curtatone, esplode il dolore dei migranti. E anche la rabbia.

"Occupiamo perché non abbiamo altra scelta – hanno spiegato in una conferenza stampa che doveva tenersi in piazza Indipendenza, spostata poi in una traversa di via Goito per evitare contatti con polizia e comitati cittadini – In altri paesi ti insegnano la lingua, un lavoro, ti danno una mano, in Italia non c'è nulla. Sono senza parole per quanto accaduto". Tanta la rabbia nei confronti della polizia. "Un agente mi ha detto 'Siete topi, andate via'. Ma come si può paragonare esseri umani e animali, si devono vergognare", urla una donna, mentre un'altra mostra un livido sul braccio e denuncia: "Mi hanno picchiato davanti a mio figlio, e sono anche incinta. Non hanno avuto alcun rispetto per noi".

Tanta anche la delusione nei confronti dell'Italia. "Questa è gente che fugge non sa a chi andare a bussare alla porta – dice uno dei rifugiati – persone che nascono invisibili e moriranno invisibili". Ma, denuncia un altro, "noi non chiediamo soldi se non quelli che ci assegna l'Unione Europea. Se l'Italia non ci vuole noi siamo disposti ad andarcene, ma se accettano i nostri documenti perché ci tengono come in galera? Viviamo uno addosso all'altro, ma siamo essere umani, stiamo crescendo i nostri figli qui in Italia. A settembre inizia la scuola i vostri ci vanno, e i nostri figli? Cosa fanno? Pensateci bene. Ci fanno vivere come cani e poi la polizia ci manda via", dice deluso. E c'è anche chi si rivolge direttamente ai giornalisti chiedendo di non parlare di scontri con la polizia "perché non c'è stato nessuno scontro, non abbiamo problemi con le forze dell'ordine – dice un altro dei rifugiati – Qui la gente chiede aiuto disperata chiede dove va e noi facciamo appello al governo, perché non c'è stata proposta nessuna soluzione".

I migranti sperano nell'intervento di papa Francesco. "Vogliamo una mano dal Vaticano, facciamo appello al Papa, ci aiuti", implorano. Vicino ai migranti ci sono gli operatori di Intersos che da un anno lavoravano in via Curtatone a un progetto di educazione sanitario. "Non ci sono risposte alla domanda della comunità eritrea che chiede perché è trattata così se sono stati accolti come rifugiati – dice Luca Blasi – Quello che ho visto in piazza ieri alle 11.30 non aveva alcun tipo di giustificazione, è stata scelta la soluzione più spettacolare per risolvere un problema che è stato trasformato in emergenza. A Roma c'è un grosso buco di accoglienza, assistenza, solidarietà".

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