L'attentato avvenne la notte del 16 agosto scorso

"Il 16 agosto non abbiamo accertato la presenza di Giuseppe Sculli a Milano". Lo ha detto il commissario Lilliana Ciman, della sezione criminalità organizzata della Squadra mobile di Milano, nel corso del processo a carico di Fabrizio Corona per i 2,6 milioni di euro trovati nel controsoffitto della co-imputata Francesca Persi e in due diverse cassette di sicurezza in Austria. Proprio la notte del 16 agosto una bomba carta esplose sotto casa dell'ex re dei paparazzi, che indicò agli agenti della Squadra mobile proprio Sculli come possibile mandante dell'attentato. "Dal 10 al 18 agosto del 2016 Sculli era a Forte dei Marmi" in vacanza. Impossibile, dunque, per il commissario Ciman, che il 15 agosto l'ex calciatore del Genoa, nipote del boss di Africo Giuseppe Morabito, detto 'Tiradritto' per la sua ottima mira, fosse a Milano. Corona, invece, aveva raccontato agli inquirenti di aver incontrato l'ex calciatore in un bar di corso Como, a pochi passi da casa sua, proprio la notte di Ferragosto. "Siamo sicuri che Corona  – ha aggiunto Ciman – il 15 agosto non avesse visto Sculli" nel locale.

"C'è un'attività d'indagine ancora in corso per l'attentatodi cui non siamo ancora riusciti a individuare i responsabili", ha prosguito il commissario. In aula il commissario Ciman ha ricordato come "a fine luglio" l'ex re dei paparazzi e il calciatore si siano "trovati al bar Radetzky e Sculli abbia chiesto a Corona del denaro". La situazione, poi, era sfociata in una rissa e in una denuncia da parte di Corona per tentata estorsione. Per il commissario Ciman, tuttavia, il calciatore Giuseppe Sculli, indicato dallo stesso Corona come legato all'episodio della bomba carta, non era a Milano. Dai "tabulati telefonici", infatti, emerge che Sculli "dal 10 al 18 agosto era  a Forte dei Marmi" in vacanza con la famiglia. "Non si può stabilire – ha aggiunto – se Sculli sapesse o meno del denaro custodito a casa di Francesca Persi", dato che frequentava lo stesso ambiente "della movida milanese" dell'ex re dei paparazzi e come molte altre persone poteva aver letto un articolo a firma di Selvaggia Lucarelli in cui si diceva che "Corona era pieno di soldi".

"La nostra attività di indagine a carico di Sculli – ha spiegato il commissario Ciman – non ha fornito elementi atti a ritenere che abbia partecipato all'attività del 16 agosto", cioè piazzare materialmente la bomba carta in via De Cristoforis, sotto l'appartamento di Corona. "Varie persone avevano fatto minacce a Corona per la sua partecipazione troppo breve o per al sua mancata partecipazione ad alcune serate – ha sottolineato -. Sculli non era l'unico che potesse provare rancore verso Corona". In particolare, ha riferito in aula il commissario Ciman, il gestore di una discoteca di Udine gli aveva scritto messaggi pieni di minacce perché l'ex re dei paparazzi aveva intascato un cachet di 1000 euro ma non si era presentato, mandando al suo posto le 'Donatella'. Il proprietario del locale gli aveva chiesto la restituzione immediata dei soldi, pretendendo un interesse di 100 euro per ogni giorno di ritardo. "In un messaggio inviato via WhatApp – ha spiegato la testimone -, il proprietario dice 'dovrò fare come fanno i miei parenti di Secondigliano', intendendo che anche qualcosa di brutto sarebbe potuto accadere a Corona".

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