Il racconto dell'ex vice capo di Gabinetto del Campidoglio

"Ero mensilmente retribuito da Salvatore Buzzi, con 5000 euro che mi dava per consulenza da me offerta". Il racconto è di Luca Odevaine, ex vice capo di Gabinetto del Campidoglio all'epoca di Valter Veltroni, e per i primi tre mesi della giunta Alemanno, e successivamente membro del tavolo di coordinamento per migranti del Viminale. Odevaine, imputato per corruzione nel maxi processo Mafia Capitale, risponde alle domande del pm Luca Tescaroli e spiega una serie di dettagli sui rapporti che lo legavano all'imprenditore delle cooperative romane considerato dalla procura il braccio economico di quel 'mondo di mezzo' fatto di corruzione e malaffare che condizionava in più settori scelte e appalti dell'amministrazione capitolina. 

Odevaine ricevette per tre anni, dalla fine del 2011 al novembre 2014, 5000 euro al mese per 'facilitare' i rapporti tra le cooperative di Buzzi che si occupavano di servizi per migranti, e Viminale e prefetture che gestivano l'emergenza legata alla necessità di trovare, rapidamente, sistemazioni temporanea per le migliaia di persone che sbarcavano in Italia. Odevaine era retribuito in contanti, più o meno per lo stesso genere di servizi, anche dalla cooperativa 'bianca' La Cascina che gestiva un'altra grande fetta di appalti per migranti: coop 'rosse' di Buzzi e coop 'bianca' La Cascina arrivavano a gestire a Roma, racconta Odevaine, l'80 per cento dei servizi per migranti. L'ex vice capo di Gabinetto era dunque il 'facilitatore', profumatamente retribuito, delle società che gestivano la quasi totalità del settore: per le altre aziende rimanevano le briciole. In merito alla consulenza con La Cascina, Odevaine, ha restituito 250mila euro, equivalenti alla corruzione di cui era accusato, e patteggiato una pena a due anni e otto mesi nel processo che lo ha visto imputato con i vertici della cooperativa accusati con lui di corruzione per l'aggiudicazione dell'appalto per il Centro assistenza richiedenti asilo di Mineo.

La 'consulenza', come la chiama Odevaine, 'tangente' secondo l'accusa, è arrivata per tre anni, da Buzzi a una persona che influenzava fortemente, dall'interno, le scelte e le linee di azione sul fronte migranti: "Il Tavolo immigrazione discuteva, ma le decisioni le prendevano i prefetti", si difende Odevaine. Ma, di fatto, il potere che aveva era enorme e non a caso era lui ad avvertire Buzzi o le persone che a lui facevano riferimento di come muoversi e su quali fronti per ottenere lavori: "Il 26 c'è il Tavolo, già mi hanno detto che sono in difficoltà per cui se ci sono delle strutture pronte se le prendono", diceva il 20 febbraio del 2014 al telefono con Mario Schina, vice presidente di una cooperativa legata al consorzio che faceva riferimento a Buzzi. Schina, anche lui imputato nel processo, conosceva bene Odevaine perché era stato direttore dell'ufficio decoro del Comune di Roma ai tempi in cui l'ex vice capo di Gabinetto ne aveva la delega.
 

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