Viaggio nelle ore di attesa dei familiari, mentre fremono i soccorsi

Qualcuno grida vergogna, altri parlano di miracolo, la maggior parte aspetta in ansia fremente di sapere la sorte dei propri cari. La vita dei parenti delle persone coinvolte nella tragedia dell'Hotel Rigopiano, travolto da una slavina mercoledì sera, si muove attraverso questi sentimenti tutta nei pressi dell'ospedale di Pescara, un grosso edificio beige nella zona Colli della città. Farindola è lontana circa un'ora di auto, ma sembra una distanza incolmabile per chi attende una conferma. Dopo l'annuncio del ritrovamento di sei persone vive sotto le macerie dell'hotel la trepidazione è forte per tutti, dai parenti ai media che affollano l'ingresso del pronto soccorso. Le ambulanze arrivano, ma nessuno del personale medico si espone. Poi, poco prima delle 15, l'annuncio: "Questa stamattina sono arrivate due persone, da Rigopiano, una madre e un bambino. Le loro condizioni non sono in pericolo di vita e sono in osservazione. Ne attendiamo altri 4, di cui uno è in volo". Il signor Parete "sta bene", non si aggiunge altro dai vertici del nosocomio. Passano pochi minuti e arriva raggiante Simona Di Carlo: "Hanno trovato mio nipote, il piccolo Edoardo, quello che si vede in tutti in video (con un piccolo giubbotto blu, ndr). E' un miracolo, non ho mai perso la speranza". Secondo quanto detto alla donna, sorella dell'imprenditore Sebastiano Di Carlo, il piccolo che ha dieci anni e i genitori dovrebbero essere in viaggio per il nosocomio di Pescara, anche se in forte ritardo.

Purtroppo per molti altri familiari le ore sono durissime. Melissa Ricciardi è la zia della giovane Francesca Bronzi, 25 anni e del fidanzato Stefano Feniello di 28, dispersi da oltre 48 ore. "Loro sono arrivati al resort di Rigopiano perché il proprietario gli aveva detto che era tutto ok martedì. Ha chiamato alle 16 l'ultima volta dicendo 'qui sta facendo il terremoto, ci stanno riunendo in una stanza'. Siamo pieni di dolore e non sappiamo nulla. Oggi sappiamo solo se sono dispersi", racconta quasi in lacrime. Poi aggiunge: "Non sappiamo i nomi chi è stato estratto vivo. C'è la speranza, ma non sappiamo nulla anche stando dentro l'ospedale. Spero solo che siano vivi". In serata un nuovo bollettino medico, senza accenni a nuovi ricoveri. A quel punto esplode la rabbia  di un piccolo gruppo di familiari in attesa, che irrompe durante il punto stampa e grida: "Vergogna, sono 3 metri sotto la neve e sono 50 ore che aspettiamo, dovete dirci qualcosa. Parlate con la stampa e non con noi, non possiamo accettarlo", rivolgendosi ai vertici ospedalieri che provano a calmarli.
Nel nosocomio ufficialmente ci sono lo chef Giampiero Parete, "che è stato dimesso oggi", la moglie Adriana e il piccolo Gianfilippo, che sono in buone condizioni. "La situazione è tranquilla. Questi pazienti che abbiamo deciso di ospitare in rianimazione non hanno necessità di terapie rianimatorie ma abbiamo preferito dedicare loro una sala di degenza specifica", aggiungono. Il primario del pronto soccorso Alberto Albani apre le porte alla speranza: "Abbiamo notizie di altre persone che estratte e le stiamo attendendo. Siamo operativi e pronti per accogliere altri superstiti". Si attenderà ancora, la notte potrebbe riservare qualche arrivo insperato o qualche conferma negativa dalle quote. L'ottimismo nasce anche dal fatto che molti possano essere sopravvissuti grazie alle particolari condizioni in cui si trovavano. Nel caso dei familiari di Parete ad esempio sono state l'avere a disposizione abbigliamento pesante.
Non erano a contatto con la neve, erano dentro la struttura al chiuso.
 

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