Il procuratore generale Paola Filippi durante l'udienza aveva invece chiesto l'annullamento con rinvio della sentenza

La Cassazione ha confermato le condanne per i sei imputati del processo di appello bis per il rogo alla Thyssen, nel quale nel dicembre 2007 morirono 7 operai. I giudici supremi della quarta sezione penale, presieduta da Fausto Izzo, hanno infatti rigettato i ricorsi presentati nell'ambito del giudizio di rinvio dai difensori dell'ad Harald Espenhahan e dei manager Gerald Priegnitz, Cosimo Cafueri, Giuseppe Salerno, Daniele Moroni e Marco Pucci. La pena più alta è di 9 anni e 8 mesi inflitta ad Espenhahn, quella più bassa, di 6 anni e 3 mesi per i manager Pucci e Priegnitz. Per Moroni 7 anni e 6 mesi, per Salerno a 7 anni e 2 mesi , mentre Cafueri dovrà scontare 6 anni e 8 mesi in carcere.

I giudici hanno inoltre annullato una parte della sentenza dell'appello riguardo a una circostanza aggravante.

Il procuratore generale Paola Filippi durante l'udienza aveva invece chiesto l'annullamento con rinvio della sentenza, scatenando urla di polemica in aula.

"Giustizia è fatta. Abbiamo vinto". Questo il commento dei parenti delle 7 vittime del rogo presenti alla lettura della sentenza in Cassazione. Scene di pianto, Antonio Boccuzzi si inginocchia per terra uscendo dall'aula mentre si tiene le mani sul volto. "Adesso vanno in carcere finalmente – gridano – vogliamo vedere gli assassini in galera". Le famiglie si abbracciano. Qualcuno telefona a casa: "Ce l'abbiamo fatta a mandarli in galera quei delinquenti". "Ho parlato con Guariniello per telefono poco prima di ascoltare la sentenza e lui mi ha detto che dovevo avere fiducia ", ha detto Laura Rodinò dopo la sentenza.

Sulla sentenza si è espresso anche il sindaco di Torino Piero Fassino: "La sicurezza sul lavoro è parte di una più generale situazione: garantire al lavoro dignità. Il lavoro, qualunque esso sia, ha bisogno di essere riconosciuto nella sua dignità, e in primo luogo ha dignità se è sicuro. Non si deve morire per lavorare", ha affermato.

Per l'ex pm di Torino Guariniello "meglio di così non poteva andare, rimane il fatto che ci sono voluti 9 anni per arrivare a sentenza".

Già nell'aprile 2011 il Tribunale di Torino aveva condannato in primo grado Espenhahn a 16 anni e 6 mesi per omicidio volontario. Pucci, Priegnitz, Cafueri e Salerno a 13 anni e 6 mesi. Moroni a 10 anni e 10 mesi. Nel febbraio 2013 la Corte d'Appello ha respinto in secondo grado l'ipotesi di omicidio volontario, condannando gli imputati, stavolta per omicidio colposo, a pene comprese tra 7 e 10 anni.

L'anno successivo la Cassazione ha dichiarato accertato il reato ma ha rinviato gli atti a Torino per far ricalcolare le pene. Il 29 maggio 2015 la Corte d'Appello di Torino ha emesso una nuova sentenza, quella che oggi è stata confermata della Cassazione.

IL ROGO DEL 2007. La vicenda giudiziaria (LEGGI LA SCHEDA) è partita il 15 gennaio 2009, quando si apre a Torino il primo grado di giudizio, che si prolungherà fino al 15 aprile 2011, giorno della prima sentenza, arrivata dopo 100 udienze celebrate e la condanna severa inflitta a sei imputati. Tra loro l'amministratore delegato dell'azienda siderurgica, Harald Espenhahan, condannato in primo grado a 16 anni e mezzo di reclusione per omicidio volontario. I manager rivestivano vari ruoli all'interno dello stabilimento dove furono investiti da una fuoriuscita di olio bollente 7 operai impegnati nella linea 5 dell'acciaieria all'una di notte tra il 5 e il 6 dicembre 2007. Per i manager Thyssen le pene erano state in primo grado di 13 anni e mezzo per omicidio e incendio colposi (con colpa cosciente) e omissione di cautele antinfortunistiche. Le parti civili avevano avuto 13 milioni di euro su un totale di 17 milioni di risarcimento. L'1 luglio 2008 la Thyssen, che nel frattempo nel marzo 2008 aveva chiuso i battenti dello stabilimento torinese, ha versato la cifra alle famiglie dei 7 operai morti nel rogo per non costituirsi parte civile.

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