Cattoi, intervistata da LaPresse, dice la sua sullo scandalo che sta travolgendo il Campidoglio

 "La popolazione degli inquilini del Comune di Roma non è una popolazione semplice". Così Alessandra Cattoi, ex assessore al Patrimonio del Comune e fedelissima di Ignazio Marino, intervistata da LaPresse sullo scandalo degli affitti nelle case di proprietà del Campidoglio. "Non ho riscontrato nessuna novità nei dati riportati dalla stampa quindi quello che il commissario dice di aver scoperto e quello che sta sul sito online del Comune di Roma da un anno circa" prosegue Cattoi che aggiunge: "Io mi sentirei di scommettere una posta abbastanza alta sul fatto che tra un anno, sono sicura al 99 per cento, che a canoni adeguati (e affitti aumentati ndr) gli inquilini saranno morosi".

Poi Cattoi ricorda di quando la giunta Marino provò ad affrontare la questione affitti: "Siamo partiti con una delibera della giunta Marino che nell'estate del 2014 decise di adeguare i canoni per l'affitto degli immobili. Passa l'estate e i canoni non vengono aumentati. Il 31 gennaio del 2015 il Comune si riappropria della gestione del patrimonio, prima affidato a una società esterna, e avvisa gli inquilini che gli verrà aumentato il canone, il comune come attività conseguente avvia anche dei controlli sulle condizioni reddituali e patrimoniali degli inquilini".

"A un certo punto questa trafila non so se si sia interrotta perché non ci siamo più stati…", dice Cattoi che aggiunge: "Nel momento in cui è stato chiesto agli inquilini di fornire la loro situazione reddituale in gran parte ha reagito in maniera ostile: alcuni non hanno fornito i dati, altri si sono precipitati dagli avvocati, altri sono andati al dipartimento patrimonio ad urlare che non avrebbero pagato proprio niente".

Le difficoltà, sottolinea Cattoi sono anche legate al fatto che "al di là di quello che si dice, il Comune non si può comportare come un qualsiasi proprietario immobiliare, per cui se nell'appartamento di via del Colosseo c'è una famiglia che ha 600 euro al mese di reddito non la sfratta e non gli chiede aumenti di affitto per motivi ovvi, nei compiti del Comune, perché se quella famiglia si trova per strada è il Comune a doverle poi trovare una sistemazione".

Se le si chiede perché l'operazione affitti a loro non riuscì, Cattoi risponde: "Non è che non ci riuscimmo… è un'attività che prevede dei tempi e quei tempi andavano avanti con la tranquillità dei tempi degli impiegati comunali… quello che non riesco proprio a capire è cos'è che Tronca ha scoperto, dove pensa di recuperare 100 milioni, dove pensa che siano migliaia di immobili fantasma. L'anagrafe degli immobili di Roma è come quella dei cittadini: è come dire che a Roma mancano un milione di cittadini".

Ma forse qualcosa in più la si poteva fare? "Certo che sì – risponde l'ex assessore – ma un conto è fare di più, altra cosa è ottenere i risultati. Io credo che Tronca faccia benissimo ad aumentare i canoni ma credo che la strada non sia giusta: bisognerebbe venderli e con gli introiti comprare case popolari. Perché aumentare i canoni è una cosa che non fa parte della realtà delle case del comune di Roma. Perché l'inquilino quando viene a sapere che dovrà pagare di più,  prima cosa va dall'avvocato e  la causa congela l'aumento, e per otto o dieci anni quel canone non viene aumentato. Ci sono dei problemi pratici in tutta questa vicenda che non mi pare siano affrontati".

Alla domanda se sia preoccupata dei controlli disposti dal Comune sulla gestione passata del patrimonio comunale Cattoi risponde: "I beni del Comune di Roma non sono solo online, ma sono tutti disponibili in un data base che può essere consultato da ogni cittadino. Tutto è pubblico, non si capisce di cosa dovrei preoccuparmi, anche perché non ho dato neanche un appartamento in affitto e neanche uno il sindaco Marino durante tutto il suo mandato… più tranquilla di così".

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