di Chiara Dalla Tomasina

Milano, 10 dic. (LaPresse) – Sull’Italia, anche se siamo un po’ fuori stagione, sono cadute le stelle. E in abbondanza: come testimonia l’edizione 2016 della Guida Michelin, presentata stamattina a Milano, tante nuove stelle sono state prese, quest’anno, dai vari ristoranti sparsi per il Belpaese. La 61esima edizione della celebre ‘Bibbia rossa dei viaggiatori’ in versione italiana ha dimostrato, ancora una volta, quanto il patrimonio gastronomico italiano sia importante per il Paese: con i nostri 334 ristoranti stellati, ci confermiamo come la seconda selezione più ricca al mondo.

OTTO RISTORANTI A TRE STELLE. I nostri ristoranti stellati sono così suddivisi: 288 a una stella, 38 a due stelle, 8 a tre stelle. In quest’ultima categoria, ovvero i ristoranti “che meritano una deviazione”, sono stati confermati tutti quelli dell’anno scorso, ovvero il Piazza Duomo ad Alba, Da Vittorio a Brusaporto, Dal Pescatore a Canneto Sull’Oglio/Runate, Reale a Castel di Sangro, Enoteca Pinchiorri a Firenze, Osteria Francescana a Modena, La Pergola a Roma e Le Calandre a Rubano.


LA LOMBARDIA (E LA CITTA’ DI NAPOLI) SUL PODIO STELLATO.
Per quanto riguarda le varie regioni, la Lombardia resta al primo posto sul podio con i suoi 58 ristoranti stellati, mentre al secondo si piazza la Campania con 37. Con un importante primato di Napoli, che diventa la provincia italiana più stellata in Italia con ben 20 ristoranti stellati. Si collocano invece a pari merito al terzo posto Piemonte e Veneto, con 36 ristoranti stellati a testa.



UNA NUOVA STELLA PER 24 RISTORANTI. Ma veniamo ora ai 24 fortunati che, per la prima volta, sono riusciti ad aggiudicarsi il tanto desiderato astro a cinque punte (altri due invece mantengono la stella pur avendo cambiato chef, quindi il numero ‘sale’ a 26): si tratta di I Due Buoi (Alessandria), La Tana Gourmet (Asiago), Aqua Crua (Barbarano Vicentino), Bacco (Barletta), Meo Modo (Chiusdino), L’Argine di Vencò (Dolegna del Collio), Signum (Salina), Acquerello (Fagnano Olona), Borgo San Jacopo (Firenze), Marc Lantieri al Castello (Grinzane Cavour), Atman a Villa Rospigliosi (Lamporecchio), Shalai (Linguaglossa), Armani (Milano), Seta (Milano), Tokuyoshi (Milano), Dolce Vita Stube (Naturno), Vespasia (Norcia), Cielo (Ostuni), Enoteca al Parlamento Achilli (Roma), Re Maurì (Salerno), Don Geppi (Sant’Agnello), Aga (San Vito di Cadore), Alpenroyal Gourmet (Selva di Val Gardena), Osteria Arbustico (Valva), Dopolavoro (Venezia) e Oro Restaurant (Venezia).

Le due nuove stelle di quest’anno se le sono invece aggiudicate i ristoranti Gourmetstube Einhorn di Mules (Bolzano) e il Casa Perbellini (Verona).

I BIB GOURMAND. Per quanto riguarda invece i ‘Bib Gourmand’, ovvero i ristoranti con menu a carattere tipicamente regionale a meno di 30 euro (oppure a 35 nei capoluoghi e nelle località più turistiche), il numero sale a 271, con 24 novità. Le regioni con più ristoranti di questa tipologia sono il Veneto (32 ristoranti e 3 novità) e l’Emilia Romagna (32 ristoranti e 3 novità).


LE STELLE CADENTI.
Ma ci sono anche alcuni ristoranti che le stelle le hanno invece perse: parliamo dei celebri Trussardi alla Scala, in piazza Scala, e Pont de Ferr, in Ripa di Porta Ticinese, entrambi a Milano. Aveva due stelle e ne perde una, invece, il Combal.Zero di Davide Scabin, a Rivoli (Torino).

ISPETTORI “CATTIVI”? Sulle Guide Michelin, c’è poi un discorso importante da fare: anche se spesso hanno la fama di ‘cattivi’, gli ispettori che si occupano di assegnare le stelle “non operano per sadico piacere di cogliere di sorpresa lo chef – spiega Marco Do, direttore comunicazione di Michelin Italia – ma perché gli chef, sapendo che ci sono loro in sala, si potrebbero sentire sotto giudizio e magari non lavorare al loro meglio”.

Lo spirito della Guida, per quelli di Michelin “è ciò che era nel 1900, ovvero uno strumento pratico e utile per chi viaggia – continua Do – Con le stelle Michelin si prende un impegno forte e serio nei confronti del viaggiatore, le diamo solo se ne vale la pena. Le stelle Michelin, poi, non si restituiscono: per ‘perderle’, o si degrada la qualità della propria cucina o non si compila la scheda con la quale si autorizza a pubblicare i dati dell’esercizio”.

“Il lavoro degli ispettori Michelin è unico al mondo. I nostri ispettori sono tutti esperti di cucina, si sono formati in una scuola di hoteleria o di cucina – aggiunge Michael Ellis, direttore Guide Michelin mondo – Quando vanno nei ristoranti si recano in forma anonima e pagano sempre il conto. Se qualcuno si presenta come ispettore Michelin e non paga, non è un ispettore Michelin”. Ristoratori avvisati.

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