Milano, 11 ago. (LaPresse) – “Da tutti gli elementi emersi nel corso del procedimento emerge una spiccata propensione a delinquere” di Martina Levato “che si pone ben aldilà della mera condizione di recidiva e induce a ritenere prevalente, rispetto allo stato di gravidanza dell’appellante, la contrapposta esigenza di tutelare la collettività dal concreto pericolo di reiterazione di analoghe condotte criminose“. Lo scrivono i giudici del tribunale del Riesame nell’ordinanza con la quale hanno respinto la richiesta, avanzata dai legali di Martina Levato Daniele Barelli e Laura Cossar, di concedere gli arresti domiciliari alla studentessa bocconiana, condannata a 14 anni di carcere per aver sfigurato con l’acido, insieme all’amante Alexander Boettcher, l’ex compagno di liceo Pietro Barbini.

“La circostanza che l’imputata si trovi attualmente in custodia cautelare in carcere anche per altri episodi della medesima specie – aggiungono i giudici – è sintomatica di come l’azione criminosa compiuta non sia frutto di una determinazione estemporanea, ma di una lucida scelta criminale sorretta da una programmazione tanto accurata quanto professionale e destinata – sulla base di quanto detto fin qui – a ripetersi con elevata probabilità”.

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