Palermo, 5 ago. (LaPresse) – I carabinieri di Bagheria (Palermo) hanno arrestato 3 persone accusate di tentata estorsione in concorso e aggravata dal metodo mafioso ai danni di un detenuto per fatti di mafia. Si tratta di 2 donne, madre 52enne e figlia 25enne, e un uomo di 49 anni, rispettivamente marito e padre, già arrestato a maggio 2013 nell’ambito dell’operazione Argo e successivamente condannato, in via definitiva, a 10 anni e 6 mesi di reclusione per estorsione in quanto esponente della famiglia mafiosa di Bagheria.

L’indagine, spiegano dalla questura, contiene due elementi di peculiare novità, significativi delle nuove dinamiche di Cosa Nostra: primo, la vittima è un affiliato del clan Libeccio, detenuto nella casa circondariale di Pagliarelli; è stato arrestato il 5 giugno 2014 nell’ambito dell’operazione Reset con l’accusa di essere un esponente organico al mandamento mafioso di Bagheria. Secondo, gli attori principali delle richieste estorsive sono le due donne, le quali, venute a conoscenza della richiesta estorsiva nel corso dei colloqui autorizzati in carcere con il familiare, si sono adoperate per riscuotere il pizzo dalla moglie del detenuto, tentando di avvicinarla ripetutamente fuori dal penitenziario Pagliarelli nel giorno dei colloqui in carcere con il marito.

Tutto nasce quando la vittima, entrata in carcere in seguito al suo arresto, aveva avvicinato all’interno della cappella carceraria il 49enne che, al termine della conversazione, era rimasto offeso da alcune esternazioni fatte dall’altro nei suoi confronti (intercettate e confluite nel provvedimento del fermo di Reset a suo carico) in quanto ritenute lesive della sua dignità di ‘uomo d’onore’. Il 49enne ha quindi intimato a più riprese il detenuto chiedendo di consegnargli 20mila euro per risarcirgli l’offesa patita, minacciando in caso contrario ritorsioni nei confronti dei familiari. La richiesta è stata poi progressivamente ridotta 2500 euro, con il consueto metodo adottato da Cosa Nostra nei rapporti con le attività imprenditoriali.

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