Rho-Pero (Milano), 31 lug. (LaPresse) – “Secondo la Fao, nel 2050 la popolazione crescerà fino a 9 miliardi e sarà necessario aumentare la produzione agricola almeno del 60%: la stessa stima attualmente viene sprecata. La metà del cibo che viene prodotto nel mondo finisce nella spazzatura, benché sia in gran parte commestibile. Dobbiamo pensare prima ad eliminare gli sprechi e poi ad aumentare la produzione. Occorre, allora, ridare valore al cibo partendo da una nuova educazione alimentare ed ambientale”. Lo ha detto la dottoressa Barbara Paolini, medico nutrizionista dell’Azienda ospedaliera universitaria senese, vicesegretario nazionale Adi (Associazione italiana di dietetica e nutrizione clinica), durante un incontro organizzato ad Expo, nel Vivaio scuole del padiglione Italia nell’ambito del progetto del Ministero della Salute. Il tema? ‘Educare gli studenti alla lotta agli sprechi alimentari, a casa e a scuola’.
“Prima di aumentare la produzione di cibo, dovremmo ridurre gli sprechi, che avvengono a livello di tutte le filiere e un terzo nella prima fase della catena alimentare”, ha aggiunto. La frutta, la verdura e i cereali sono i prodotti che vengono sprecati di più. “Possiamo parlare di uno spreco alimentare che va da 200 grammi a un chilo a settimana”, ha poi spiegato. Perché si spreca? Diversi i motivi. Il primo: non conviene raccogliere la frutta e la verdura perché il prezzo di vendita atteso non è remunerativo, oppure perché il contributo ricevuto per produrre è stato concesso in funzione della superficie e non del raccolto. O, ancora, perché la grandine ha rovinato ‘esteticamente’ la frutta e la verdura. Un’altra ragione: la raccolta automatizzata rovina o non considera una parte del prodotto. Per non parlare di quando il trasporto del prodotto non viene fatto in modo corretto per ragioni di refrigerazione o igiene. Ma capita anche che lo stesso prodotto, soprattutto quello fresco, non venga trasformato tempestivamente nelle industrie alimentari. Oppure che solo una piccola parte venga proposta alla vendita, come nel caso del petto di pollo, del filetto di pesce. Infine, tra i motivi illustrati dalla dottoressa, trova spazio il fatto che le confezioni non sono immuni da difetti.
“Stiamo diventando come gli americani quando facciamo la spesa – ha avvertito Paolini -. A volte basta un po’ di fantasia per far rivivere il cibo. Ma è fondamentale insegnare ai nostri ragazzi nelle scuole la ‘neo-economia domestica’ con corsi che spiegano come sfruttare bene in cucina tutti gli alimenti”.
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