Rho Pero (Milano), 20 lug. (LaPresse) – ‘Il problema della nutrizione dell’anziano: come orientare le scelte alimentari’. Ecco il tema di un incontro organizzato dal ministero della Salute allo Spazio Donna, ad Expo. LaPresse ha parlato con il relatore, il dottor Giovanni Antonelli, nutrizionista del Centro Dca, Città della Pieve (Perugia).

D. Quali consigli bisogna seguire per evitare la malnutrizione dell’anziano?

R. “Sono abbastanza semplici. Basta avere delle piccole accortezze che, però, devono essere calate nella situazione fisiologica e fisiopatologica dell’anziano. È ovvio che un soggetto anziano ha, ovviamente, un corpo avanti negli anni e va incontro a cambiamenti fisiologici che dobbiamo tenere presente. Per esempio, molto spesso l’anziano ha difficoltà ad alimentarsi, magari, per via di protesi dentarie o per la mancanza di denti. C’è anche il problema dei costi: la carne costa e, molto spesso, l’anziano tende a spostarsi verso cibi più semplici, ma anche cibi spazzatura. Poi si trova a riscaldare porzioni già avanzate per non sprecare niente. Inoltre, l’anziano va incontro ad una riduzione fisiologica del senso dell’appetito e della sete. Quindi, possiamo così riassumere le accortezze: un’alimentazione il più variegata possibile, tenendo presente che deve essere bilanciata. Dunque, tutti i nutrienti devono essere presenti ad ogni pasto. Bere, inoltre, 5-6 bicchieri d’acqua al giorno e non disdegnare frutta e verdura, anche se – ahimé – il costo è sempre più in aumento. Vitamine e sali minerali sono importanti. E, soprattutto, anche fonti proteiche in associazione a fonti di carboidrati. Perché ricordo che esiste la sarcopenia, ovvero la riduzione fisiologica della massa muscolare nell’anziano con conseguente aumento della massa grassa”.

D. A proposito della malnutrizione, quando devono iniziare a preoccuparsi i familiari, se vivono insieme all’anziano?

R. “Giusto specificarlo perché, in realtà, molto spesso si tratta di anziani che vivono da soli. Il problema della malnutrizione è che, purtroppo, non è così facilmente valutabile per diversi motivi. Il primo motivo è che molto spesso la malnutrizione non dà segni di sé: non è come quando un soggetto si rompe una gamba, sente dolore e quel dolore fa capire che qualcosa non va. Oltretutto, la malnutrizione è difficilmente valutabile anche con uno strumento apparentemente semplice come la bilancia. Quando pensiamo alla malnutrizione, pensiamo sempre a un sottopeso. Ecco, in realtà, quello è solo un tipo. Ce n’è un altro che è il sovrappeso o l’obesità. Ma c’è anche una forma più subdola di malnutrizione, che è quella in cui il soggetto è apparentemente normopeso, però ciò che costituisce quel peso, a grandi linee potremmo dire grasso, liquidi e muscoli, i tre grandi compartimenti, non sono bilanciate come dovrebbero essere”.

D. E’ vero che mangiare bene può aiutare anche lo Stato? In che modo?

R. “Avere un occhio di riguardo anche per una fascia d’età come quella delle persone anziane è fondamentale sia da un punto di vista etico, sia da un punto di vista clinico, sia da un punto di vista di spesa sanitaria. È ovvio che con l’aumentare dell’età, aumentano anche una serie di patologie come ipertensione, ipercolesterolemie, diabete mellito e altre, che hanno un costo non irrilevante nella spesa del Servizio sanitario nazionale. Avere delle accortezze nutrizionali serve anche a migliorare la qualità di vita e, quindi, a diminuire l’incidenza di queste patologie o a migliorarle. L’Organizzazione mondiale della sanità ci dice che già perdere il 5-10% del peso corporeo, qualora il soggetto sia sovrappeso o obeso, questo crea già una drastica riduzione della pressione arteriosa, della frequenza cardiaca, della glicemia e di tutta una serie di parametri con conseguente miglioramento dello stato di salute del soggetto e, di conseguenza, anche un miglioramento dell’incidenza che le patologie possono avere sulla spesa del Servizio sanitario nazionale”.

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