dal nostro inviato Jan Pellissier
Ventimiglia (Imperia), 18 giu. (LaPresse) – “Di notte i cani abbaiano di continuo, il sentiero dei porteur era abbandonato da anni. Ora invece i cani sentono di nuovo la gente passare. Ma noi non li vediamo, sono come fantasmi”. Mortola Superiore è un piccolissimo borgo, aggrappato sulle colline sopra Mentone, è l’estremo incantato lembo d’Italia prima della Francia. Chi ci vive vorrebbe godersi la vista, che in giornate come oggi arriva fino a Nizza. Il mare azzurro dei Balzi Rossi quasi acceca, ma i migranti che si arrampicano qua su da Ventimiglia per prendere la via dei ‘porteur’ e fuggire in Francia, guardano solo a terra. Meglio non farsi riconoscere, e se si prova a parlargli, scappano. Pochissimi bagagli, una vita spesso raccolta in una misera borsa. I vestiti sono puliti, grazie alla Croce Rossa che li fornisce attraverso la Caritas che li raccoglie dai tanti liguri che li depositano nelle chiese e nei centri di raccolta che spuntano in queste ore in tutto il Ponente.
Il passo dei migranti è veloce, anche quando la salita si fa dura, gruppi piccoli, 5-6 persone al massimo, altrimenti viaggiatori solitari. Il tam tam diffuso alla stazione e sugli scogli di Ponte San Ludovico è meglio di una mappa del Tom Tom. Anche perchè le alternative sono poche, e il terreno scosceso e senza appigli. Il sole brucia tutto qui, la terra è secca e gli incendi hanno bruciato i boschi. Per chi vive da queste parti, anche da molti anni, i porteur sono un ricordo sbiadito, oggi i ‘trasportatori’ non rischiano più di farsi beccare sui sentieri sopra Mentone Garavan, preferiscono caricare i migranti sulle loro auto.
Cinque fermati nell’ultimo mese in Francia solo nell’ultimo mese, sono soprattutto cittadini francesi, spesso maghrebini, che arrotondato così lo stipendio. Tariffa da 50 a 100 euro. A Mortola Superiore non li vedono da anni, stessa cosa a Grimaldi, il paesino appena sotto, ancora più vicino alla Francia e da dove si diramano i due sentieri principali che portano oltre confine. Le reti seguono il crinale di un costone ripido, ed in alcuni punti sono visibilmente state tagliate, le si vede anche dal lungomare di Mentone. Lì passano, sfidando il rischio a volte mortale di scivolare in un burrone, i migranti. “I cani abbaiano senza sosta” racconta la titolare di una trattoria che da 40 anni domina questa terra di confine. “La notte qui è ancora più bello, i migranti non ci fanno paura, alla chiesa di Grimaldi raccogliamo vestiti e cosa può servirgli, è un dramma che però non finisce mai e continua da tanti anni” ricorda un residente di Grimaldi, uno dei pochi che parla. Qui il silenzio la fa padrone, anche tra chi rischia la sua vita per un futuro migliore.
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