Dal nostro inviato Jan Pellissier

Ventimiglia (Imperia), 16 giu. (LaPresse) – Ventimiglia ha vissuto un’altra giornata di attesa, la vicenda dei circa 350 migranti bloccati alla frontiera con la Francia non si sblocca. Stamattina circa 35 di loro sono stati portati dalla zona di Ponte San Ludovico, alla stazione della città ligure, che dista una decina di chilometri, al termine di un’operazione di polizia di cui nessuno era al corrente, nemmeno la Croce Rossa e il sindaco Enrico Ioculano. Due di loro si sono opposti all’arresto, e sono stati arrestati, domani dovrebbe esserci la convalida. Nei minuti dello sgombero 5 agenti sono rimasti contusi, salvi invece per miracolo alcuni profughi che si sono gettati sugli scogli da un alto parapetto. Al momento si stima ci siamo 350 persone, divise grosso modo a metà tra la scogliera a ridosso del confine, e la stazione. Qui i migranti trovano non solo bagni chimici e docce dove lavarsi, ma anche assistenza medica. Da ieri sono al lavoro medici e infermieri dell’Asl di Imperia, che provvedono anche fornire le pomate anti-scabbia, la patologia più diffusa e che è già stata registrata su varie decine di persone. Qui la Protezione civile fornisce pasti caldi, e la situazione rimane molto calma.

Sulla scogliera vicino ai Balzi Rossi il clima è diverso, i migranti infatti non intendono andarsene, e le forze dell’ordine controllano per ora senza ulteriori interventi. Il mare calmo rende lo scenario meno pericoloso, con i migranti che sono assistiti dalla Croce Rossa che fornisce loro cibo e bevande. “We are not going back. We are living here”, cioè “Non torniamo indietro, viviamo qui” è il coro che viene incessantemente ripetuto. Tra i migranti, anche alcuni cittadini francesi che manifestano il proprio disappunto per le politiche del governo Valls. “Io sono cittadino del mondo e francese e come tale mi vergogno”, riporta il cartello sul petto di un anziano signore, George, venuto a manifestare la sua solidarietà. La signora Brigitte, invece, distribuisce gratuitamente pacchi di sigarette. “Ma è di qui che passano i Paesi difensori dei diritti dell’uomo?”, si interroga un cartello. “Cittadini del mondo, noi siamo parte di un mondo senza frontiere”, è scritto su un altro cartello. Ed infine in una vignetta si vedono due struzzi con la testa sotto terra rappresentanti l’Onu e l’Unione europea: “Che cosa faresti al loro posto?”, si interroga il cartello.

In serata i controlli anche sulle tre strade che collegano Ventimiglia a Mentone si sono fatti più stringenti, i cosiddetti ‘passeur’ sono infatti un fenomeno che si è intensificato in queste ore. Ma in realtà non si è mai fermato, gli ultimi arresti sono stati fatti due settimane fa: fu trovato un bambino nascosto nel baule di auto sulla A10, direzione Nizza: prezzo del passaggio 50 euro a persona. Quello in auto resta il miglior modo di passare il confine, perché i treni alla piccola stazione di Mentone Garavan, che è presidiata da tre camionette della gendarmerie, vengono fatti fermare e sono passati al setaccio. Oggi poi lo sciopero dell’Or.S.A. ha facilitato molto il lavoro della polizia francese. Per ora la gestione dell’emergenza è lasciata in mano agli enti ed organizzazioni locali: “Con il ministero degli Interni finora non abbiamo avuto alcun contatto. Lavoriamo con Croce Rossa, Asl e Caritas” ha detto il sindaco Ioculano. Ad emergenza si aggiungerà tra domani e giovedì il problema del Ramadan, mese sacro dell’islam, che vieterà di mangiare dalle tre di notte fino alle 21. Ben 18 ore quindi, che si annunciano interminabili per i circa 350 migranti di Ventimiglia, specie quelli al confine che vivono da tanti giorni sotto il sole a picco. Il personale della Croce Rossa sta rivedendo tutti gli orari della distribuzione dei pasti, per concentrarsi nelle ore notturne, quando sarà possibile mangiare. Circa l’80% dei migranti presenti a Ventimiglia è musulmano, e la maggioranza intende rispettare quello che è uno dei precetti principali dell’Islam.

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