Roma, 30 mag. (LaPresse) – Michelle Gambacorta, romana di origini brasiliane, vive in una casa famiglia sulla Tiburtina insieme alle sue due gemelle, Yasmin e Aya. Suo marito, Nizar, tunisino, è finito in carcere due volte in tre anni. La prima, per concorso in rapina, quando Michelle era incinta di otto mesi, la seconda quando le bambine avevano due anni. Alla fine lei lo ha lasciato, “perché così non era possibile andare avanti”. Oggi la donna lavora in un call center, anche se vorrebbe fare la parrucchiera. Almeno ha dei turni di lavoro stabili, che le consentono di dedicarsi alle bambine. “Me la cavo bene – dice – a un certo punto capisci che devi farcela da sola”.
Erano in centinaia oggi come Michelle. Il ‘Treno dei bambini’ – iniziativa promossa dal Cortile dei Gentili e dalle Ferrovie dello Stato – le ha condotte insieme ai loro figli da Papa Francesco.
Sul treno messo a disposizione per l’occasione, arrivato questa mattina alla stazione del Vaticano, c’era anche Rosa Barbetto, di Bari. Suo marito, detenuto da sei mesi, ha davanti a sé ancora tre anni di prigione. Savino, il figlio di 10 anni, non l’ha presa bene. “Io lavoro in campagna – racconta Rosa – e il bambino è sempre stato più con il padre che con me. Cerco di tenerlo impegnato, lo mando a calcetto”. Savino ammette di sentire la mancanza del padre, ma è contento di aver visto il Papa. E se potesse avere un colloquio da solo con il Pontefice, saprebbe con esattezza cosa chiedergli: “Di fare uscire mio padre. Ma anche di portare la pace nel mondo, e di dare una casa ai bambini che non ce l’hanno”.
Giusy, avvocato di Roma, non ha alle spalle un passato difficile, né viene da un contesto disagiato. La vicenda giudiziaria che ha coinvolto Massimiliano, suo marito, è stata un fulmine a ciel sereno. Per rispondere a una minaccia, Massimiliano si è beccato una condanna a 20 anni di reclusione. Le conseguenze del suo gesto, spiega Giusy, “sono state troppo gravi perché valesse la legittima difesa”. Il loro bambino, Alessandro, aveva 2 anni quando il papà è entrato in carcere, ora ne ha quasi 11. “Su consiglio della psicologa, che ancora lo segue – racconta la donna – ho atteso per anni di raccontargli la verità. All’inizio gli dicevo che il padre era in punizione”. Ora Alessandro sa tutto, e vive la giornata in Vaticano con consapevolezza. “A mano a mano – spiega Giusy – plasmiamo per lui la verità”.
Il tema di quest’anno, ‘Il Volo’, è stato scelto dall’organizzazione per rappresentare il diritto che i bambini hanno di volare, di evadere da una realtà che li tiene costantemente a distanza dai genitori. Gli aquiloni, lanciati in aria all’arrivo del Santo Padre, rappresentano sì la libertà di volare, ma per raggiungere le mamme e i papà che vivono lontano. Di libertà ha parlato anche il Papa, questa mattina: “Non smettete mai di sognare”, ha detto ai piccoli riuniti intorno a lui nella Sala Nervi. Per farlo, ha aggiunto, “non bisogna smettere di ascoltare la Parola di Dio”. Il cardinale Gianfranco Ravasi, presente oggi, condivide il messaggio del Pontefice: “Le parole del Papa sono importanti: ci fanno capire che anche la religione ha come meta la libertà”.
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