di Denise Faticante
Roma, 26 mag. (LaPresse) – Non solo danni economici o business criminale ma ritardi di treni, disagi e tutto ciò che ne consegue, assenza di illuminazione pubblica e in aggiunta una consistente evasione fiscale. I furti di rame sono anche questo. Sono furti di tempo e danni ingenti alle infrastrutture. A tratteggiare il fenomeno con LaPresse è Franco Fiumara, direttore centrale protezione aziendale Gruppo FS. “Queste azioni – dice – producono poca attenzione mediatica perché non ci toccano direttamente ma mettono sotto stress un sistema che è costantemente costretto a intervenire per le riparazioni e le manutenzioni straordinarie”. Nei primi tre mesi di quest’anno i convogli colpiti sono stati 1.241 per 27.152 minuti di ritardo, ossia 18 giorni. Si tratta di grandi numeri che bisogna tradurre in snervanti attese per migliaia di viaggiatori che perdono coincidenze, saltano appuntamenti, concorsi, accumulano ore di ritardo al lavoro. E poi non sono trascurabili i danni per le Fs (che ovviamente poi ricadono sul costo del biglietto finale).
Negli ultimi tre anni, tra i depositi e la linea ferroviaria, sono stati trafugati 2.279.604 chili di materiale per un danno diretto e manutentivo di 26.673.919,64 euro. Un quadro allarmante ma “nessuno si sente veramente vittima”, dice ancora Fiumara perché “se un treno si ferma è colpa delle Ferrovie, se una parte della città rimane senza luce si dà colpa all’Enel e mai nessuno si rende davvero conto del grave danno alla società che il fenomeno si porta dietro”. Secondo Fiumare è una forma di guadagno illecita che “però non viene perseguita con grande attenzione. Si va a caccia di chi ruba e basta”. Ma la manovalanza è solo il livello più basso del fenomeno. Il secondo livello è quello che Fiumara definisce con “capacità imprenditoriale”. L’attività porta tanti soldi, subito e scarsi rischi sotto il profilo penale e fiscale.
“Avere depenalizzato i piccoli reati non paga” per Fiumara che non divide per etnie la criminalità ma si chiede: “Sappiamo davvero cosa entra e cosa esce dai campi abusivi?. Quei fumi che vediamo alzarsi dagli insediamenti, sono spesso le guaine dei cavi di rame che vengono bruciati”. “E’ come – conclude – se avessimo perso la sensibilità. Diamo per scontati gli insediamenti abusivi senza più renderci conto che questo significa che sono illegali”.
© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata