Catania, 23 apr. (LaPresse) – “Un clima di sopraffazione e violenza che ha preceduto l’imbarco”, è quanto emerge, in base alle dichiarazioni rese agli inquirenti, in merito al naufragio di sabato scorso al largo delle coste libiche, nel Canale di Sicilia, come reso noto dalla procura di Catania, in un comunicato stampa. “Sul capovolgimento del peschereccio libico molti riferiscono di tre urti causati dalle manovre del comandante tunisino che avrebbero provocato forti oscillazioni”, prosegue la nota della procura in cui si riferisce che “i migranti furono inizialmente concentrati in una fattoria nei pressi di Tripoli; essi erano complessivamente tra i mille e i milleduecento. Furono poi portati con furgoni fino alla costa e qui trasbordati a mezzo di un gommone di grosse dimensioni sul peschereccio”. “Durante la permanenza nella fattoria” nei pressi di Tripoli prima dell’imbarco “che per alcuni si è protratta per oltre un mese – si legge – si sarebbero verificate violenze con l’uso di bastoni su migranti che non erano pronti ad obbedire agli ordini. Le bastonature avrebbero provocato alcuni decessi; altri sarebbero morti di stenti”.

© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata