Di Fabio De Ponte
Roma, 11 feb. (LaPresse) – Non esiste di fatto un canale per entrare in Italia legalmente. L’unico modo di farlo è illegalmente. E’ questa l’origine delle stragi in mare. A spiegarlo a LaPresse è Alessandra Ballerini, consulente di Terre des hommes, associazione capofila di un gruppo che ieri ha firmato un appello per chiedere “al Governo Italiano e all’Unione europea un reale cambio di rotta nelle politiche sull’immigrazione”, sottolineando che “occorre aprire immediatamente canali sicuri e legali d’accesso in Europa”. Un appello firmato da Ai.bi., Amnesty International Italia, Caritas Italiana, Centro Astalli, Emergency, Fondazione Migrantes, Intersos, Save the Children e appunto Terre des Hommes.
Il fatto è, spiega l’esperta, che non c’è modo di entrare in Italia né come rifugiato né come migrante economico, se non ricorrendo a espedienti, truffe e irregolarità. Irregolarità che poi vengono paradossalmente premiate e considerate titolo di merito, se uno ha la fortuna di arrivare a fine percorso.
IL DECRETO FLUSSI. Prendiamo il decreto flussi. Quello per il 2015 è stato pubblicato in gazzetta ufficiale il 29 dicembre scorso. Sono in tutto 17.850 le posizioni stabilite dal ministero dell’Interno. Esclusi studenti, duemila lavoratori previsti per Expo e 2.400 appartenenti a categorie particolari, come imprenditori, professionisti di livello o “artisti di chiara fama internazionale”, il decreto offre il solito sistema di ingresso: la chiamata al Paese di origine.
LA TRUFFA DELLA CHIAMATA. Tipicamente chi ottiene questo permesso, spiega Ballerini, viene dal Maghreb, in particolare Marocco e Tunisia, ma anche dall’Asia, spesso dal Bangladesh o dal Pakistan. “Ovviamente – racconta – nessuno chiama a lavorare un contadino pakistano che non ha mai visto. Chi lo fa, lo fa perché qualcuno gli ha dato dei soldi per farlo, un parente del chiamato o qualcuno della sua comunità”. La cosa funziona così: “Arriva uno col macchinone al villaggio e dice che cerca lavoratori. Si fa dare qualche migliaio di euro, magari duemila subito e tremila dopo”. Passa i soldi a un italiano, che presenta la domanda in prefettura. Spesso l’azienda di fatto non esiste. “E questi sono gli stagionali”. Oppure “se uno è già in Italia e ha un figlio maggiorenne che non riesce a fare entrare legalmente, paga qualcuno che faccia la domanda per il decreto flussi”. Poi ci sono i fantomatici corsi di formazione: mille posti sono riservati a chi ha portato a termine “i programmi di formazione e istruzione nel Paese di provenienza”. “Mai vista una persona entrata in questo modo”, spiega l’avvocato. Possibile che ci siano, ma comunque una goccia nel mare.
GLI ALTRI SI IMBARCANO E TENTANO LA SORTE. E se uno non ha la fortuna di finire in questo circuito – fatto sostanzialmente di truffe – non può fare altro che imbarcarsi e tentare la sorte. “Con le migliaia di dollari che investono nel viaggio – sottolinea Ballerini – i migranti potrebbero pagarsi andata e ritorno e un periodo in Italia. Potrebbero farsi registrare”. La cosa sottrarrebbe migliaia di persone alla criminalità, con un netto miglioramento dal punto di vista del controllo del territorio, e anche sotto il profilo delle garanzie sanitarie.
GLI ALBANESI. Il caso più assurdo, racconta Ballerini, è quello degli albanesi: chi ha il passaporto di Tirana può entrare in Italia senza visto e fermarsi tre mesi. Ma se, mentre è qua, trova lavoro, non può comunque fermarsi: “Per lavorare – spiega – dovrebbe avere già il visto per lavoro all’ingresso, che però si può avere solo attraverso il decreto flussi. Perciò, anche se entra in maniera legale e trova lavoro, un albanese non può comunque ottenere il permesso. E finisce che tutti quelli che fanno questo percorso poi restano qui illegalmente”.
LE SANATORIE: LA CLANDESTINITA’ DIVENTA UN MERITO. Ma l’aspetto più paradossale, sottolinea l’esperta, è quello delle sanatorie. “Entri in Italia senza permesso e lavori in nero. Quindi sei clandestino. Il tuo datore di lavoro, facendoti lavorare, commette un illecito. Poi arriva la sanatoria, che è un condono. Prima di tutto il migrante, per incentivare il datore di lavoro a fare domanda, spesso gli offre soldi, a volte anche 10mila euro. E poi la richiesta è accettata solo se il migrante riesce a dimostrare di essere in Italia da tempo. Siccome la sanatoria è ciclica, tutti resistono e aspettano che arrivi. A quel punto devono dimostrare di essere presenti clandestinamente da tempo. Chi si è comportato bene e non ha multe non può dimostrare niente. I decreti di espulsione, invece, paradossalmente, diventano preziosi, perché sono un modo per dimostrare di essere qui da tempo”.
I RIFUGIATI: “L’EUROPA SCOMMETTE SULLA LORO MORTE”. E poi c’è tutta la questione dei rifugiati. “E’ impossibile andare in una ambasciata italiana – spiega – e ottenere un visto di ingresso come richiedente asilo. Perciò chi viene qui spende dieci volte quello che spenderebbe con un normale volo aereo. Fanno giri assurdi. Abbiamo dei siriani che passano dal Brasile per ottenere il visto, o dalla Cina. Oppure, e questo è il caso più frequente, si imbarcano. Sembra un cinico gioco a premi. Se arrivi vivo vinci il fatto che sei un profugo. E’ come se l’Europa scomettesse sul fatto che questa gente muoia. Poi, una volta che arrivano, gli riconosciamo il diritto d’asilo. Ma lo possono esercitare solo quando arrivano qui”.
IL CHIRURGO CHE PERSE DUE FIGLI. Come il caso, racconta, di Mohanad Jammo, 40 anni: era a bordo di un barcone al largo di Lampedusa nel quale morirono oltre 250 persone, tra cui decine di bambini, in gran parte siriani. Era l’11 ottobre del 2013 (una settimana dopo il disastro del 3 ottobre, quello che guadagnò le prime pagine di tutti i giornali del mondo, con oltre 300 morti). Ad Aleppo, in Siria, città sconvolta dalla guerra, Jammo era il primario dell’unità di terapia intensiva e anestesia dell’Ibn Roshd Hospital, un ospedale pubblico. “Se avesse potuto andare in ambasciata – sottolinea Ballerini – avrebbe chiesto un visto da rifugiato. Aveva i soldi per mantenersi qui. Certo lo avrebbe preferito. Invece l’unica cosa che ha potuto fare è stato imbarcarsi. E nella traversata ha perso due figli”.
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