Venezia, 16 nov. (LaPresse) – “Gianluca ci ha chiamati di persona, ieri sera alle 19.20. Non siamo riusciti a contenerci, non ci potevamo credere, abbiamo cominciato a urlare all’impazzata”. A parlare è Cristiana Salviato, sorella di Gianluca, il 48enne tecnico rapito in Libia a Tobruk 8 mesi fa e liberato ieri sera. “Sapevamo che la Farnesina stava lavorando – aggiunge – ci avevano informato ma senza troppi dettagli. Ieri è arrivata la sua telefonata in cui diceva: ‘Sto rientrando’. Gioia pazzesca, adesso stiamo andando a Roma, ma credo che non riusciremo ad abbracciarlo prima delle 14. Ringraziamo tanto i tecnici e gli operatori della Farnesina per tutto quello che hanno fatto. Il riscatto? Non sappiamo se sia stato pagato”.

La telefonata di Salviato ha avuto un effetto particolare su Gelsomina Bergamo, la mamma del tecnico, che in questi mesi si era battuta come un leone, mandando lettere ai ministri e chiedendo aiuto di tutti per capire cosa fosse successo a suo figlio. La donna, ieri sera alle 19.20, è finalmente riuscita a rilassarsi dopo 8 mesi di tensione. “E’ stato un secondo parto – ha detto ai figli – come se fosse nato una seconda volta”.

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