Torino, 31 ott. (La Presse) – Si è presentato in tribunale a Torino per il processo che lo vede imputato per tentata truffa Davide Vannoni, fondatore di Stamina. Oggi si sottopone all’esame condotto dal pm Giancarlo Avenati Bassi, che lo ha indagato per aver tentato di ottenere un finanziamento dall’ente pubblico per fare sperimentazioni con cellule staminali. Vannoni è apparso sereno. Prima dell’udienza ha chiacchierato fumando un sigaro con i suoi legali, gli avvocati Liborio Cataliotti e Pasquale Scrivo, che ha detto: “Siamo sereni e forti di una verità già consolidati nei fatti e negli atti”.


IO PAZIENTE ENTUSIASTA, PER QUESTO FONDAI REGENE – “Ho fondato Regene perche era l?unico modo per fare arrivare i russi in Italia. Ero un paziente entusiasta e molto contento della terapia”. E’ uno dei passaggi della deposizione di Vannoni. Interrogato dal pm Giancarlo Avenati Bassi, il fondatore di Stamina ha spiegato di essersi sottoposto alla terapia delle staminali in Russia quando aveva una paresi facciale. “Vorrei consegnarvi oggi – ha aggiunto davanti al giudice Roberto Arata – due elettromiografie che mi fecero in Russia, in cui si evidenzia un recupero dei muscoli facciali di oltre il 30 percento. A quattro anni da una paresi facciale è cosa rara”. “A quell’epoca – ha spiegato riferendosi agli anni 2006-2007, in cui chiese alla Regione Piemonte di finanziare un progetto sulle cellule staminali -o lasciavamo i due biologi in Ucraina e mandavamo lì pazienti oppure cercavamo di portare il metodo in Italia”.

IO FATTO FUORI DA GRUPPO DI RICERCA RIVALE – “Mi venne detto che si era creato un fronte contro di noi e che il professore Lorenzo Silengo (allora direttore del Centro di ricerca di Medicina rigenerativa in Via Nizza 52 a Torino, ndr) e il suo gruppo di ricercatori avevano fatto pressione su Demicheli (allora direttore della Sanità della Regione Piemonte, ndr) per fare fuori il nostro progetto”, ha affermato ancora Vannoni. “Me lo disse Anna Paschero – ha aggiunto – che era in segreteria di Mercedes Bresso, allora presidente di Regione”. Vannoni ha spiegato, davanti al giudice Roberto Arata, che da quando chiese all’ente un finanziamento per fare sperimentazione con le staminali, nel 2007, e dopo avere avuto due incontri con il vicepresidente della Regione Paolo Peveraro, tutto l’iter gli sembrava bene avviato. “Tra Peveraro e il consigliere Nicotra – ha affermato Vannoni – iniziai a pensare che funzionava. In quella fase di attesa seguii il consiglio del dirigente Lombardo: creare alleanze in Regione. La situazione sembrava molto fattibile. Io andai alle banche e chiesi un prestito per comprare gli strumenti. Lo ottenni da Intesa Sanpaolo e Unicredit, 80mila euro a testa indirizzati alla Regene. Li ordinai a luglio. Poi Regene avrebbe rivenduto all’associazione quando sarebbe stata finanziata dalla Regione. Otteniamo 160mila euro”. “Comprammo attrezzi – ha proseguito – un frigo a meno 80 gradi, contenitori per azoto liquido e conservazione delle cellule, palstiche. Chiesi ai russi cosa serviva loro. Incontrai Peveraro e gli dissi che era tutto a posto per partire. Poi saltò l’appuntamento con Demicheli dell’assessorato alla Sanità. Mandai una lettera a Bresso e Artesio (Eleonora, allora assessore alla Sanità, ndr) chiedendo un incontro. Erano i primi di settembre. Non ricevetti risposta”. “Paschero- ha concluso – allora mi disse: Guarda che i fondi per il vostro progetto sono destinati al Centro di biotecnologie di via Nizza e sono stati assegnati alle Molinette”.

PM: SPERIMENTAZIONI SU RATTI E NON SU UOMINI – Nel documento in inglese presentato alla Regione Piemonte per ottenere un finanziamento, “si parla di topi e non di umani”. E’ quanto il pm Giancarlo Avenati Bassi ha contestato a Davide Vannoni durante l’udienza del processo. “Nel documento – ha proseguito il magistrato – si parla di lesione al midollo di un ratto, della coltura di cellule staminali del ratto e della produzione di neuroni e di una successiva infusione nel ratto. Perché lo mandò alla Regione? Avrebbero potuto pensare così che lei con i 500mila euro richiesti avrebbe fatto sperimentazione sui ratti e non sugli umani. Avreste fatto questo davvero? Nel progetto italiano invece si parla di sperimentazione clinica. E prima abbiamo convenuto che con questo termine si intende sul malato”. “Mi venne richiesto – si è difeso Vannoni – un protocollo clinico di applicazione sull’uomo, i russi mi dissero che loro non erano medici ma biologi e mi produssero quel documento. La sperimentazione sui ratti era già stata pubblicata e quindi nota”. “La sperimentazione animale – ha poi precisato l’imputato – non si fa nel laboratorio, lì si producono solo le cellule. Ma il laboratorio che produce le cellule è identico sia per cellule animali che umane”. “Le è sembrato corretto – ha ancora chiesto il pm – cambiare la terminologia della richiesta, che a un certo punto non si riferiva più a sperimentaziona animale e clinica ma solo più animale?”. Vannoni ha spiegato che, in quella fase, ancora preliminare al progetto, “si parlava di sperimentazione e basta, che poi fosse su uomo o animale questa era una scelta che non sarebbe dipesa dai biologi russi, ma da qual era l’organo medico scientifico con cui avremmo iniziato a collaborare”.

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