Bari, 16 ott. (LaPresse) – Ieri sera, alle 21, in via Paolo Scoppio, a Bitonto, un’autovettura era ferma sotto casa. Era andata a prendere una donna, probabilmente per fare una passeggiata. Nessun incontro galante, solo quattro chiacchiere tra amici. Lo dimostra il fatto che insieme a Carmine Capuozzo, 52 anni, alla guida, nell’automobile seduti sui sedili posteriori, c’erano anche il figlio maggiorenne del conducente con un amico. I tre non si sono resi conto di non essere soli. Fermo in strada c’era anche l’ex marito della donna, un vigile urbano di 60 anni, Ignazio Caiati. Qualcosa deve essere scattato nella mente dell’uomo, già separato da due anni dalla moglie, con cui ha avuto due figli che vivono con lui, un bimbo di 10 anni ed un ragazzo già maggiorenne.

Il vigile è salito in macchina ed ha inseguito il mezzo su cui c’era la ex moglie. Solo pochi metri ed è riuscito a bloccarlo. Poi, è sceso dalla macchina è si è diretto verso lo sportello del guidatore e, proprio mentre Capuozzo stava scendendo dalla macchina, ha impugnato la pistola semiautomatica d’ordinanza, una calibro 9, è ha esploso un colpo. La vittima ha avuto qualche istante per capire cosa stava accadendo ed ha tentato di proteggersi con lo sportello, che è stata la sua salvezza. E’ stato ferito alla clavicola destra. Il proiettile si è conficcato nel parabrezza dall’interno. La donna è corsa in soccorso dell’amico ed ha bloccato Caiati.

In quel momento una pattuglia dei carabinieri della stazione locale che si trovava nei pressi ha sentito lo sparo e si è precipitata sul luogo. I militari hanno invitato Caiati, vigile da 30 anni, a deporre l’arma. L’uomo non ha fatto resistenza ha ceduto la pistola e si è consegnato ai carabinieri che lo hanno arrestato. Sul luogo è arrivata un’ambulanza del 118 per soccorrere il ferito e trasportarlo all’ospedale San Paolo di Bari. Non è grave. Anche Caiati ha avuto un malore ed è stato portato in ospedale per poi essere trasferito al carcere di Bari. Dovrà rispondere di tentato omicidio aggravato. “Quando accadono questi eventi – ha detto il capitano Vito Ingrosso, alla guida della compagnia di Molfetta – c’è sempre alla base una grande sofferenza, un momento di buio che induce il colpevole a commettere un gesto inconsulto ed incomprensibile”.

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