Milano, 11 lug. (La Presse) – “Sì, c’erano sì tre gruppi, ognuno diviso in sottogruppi da due persone, tipo su un gruppo da sette c’erano due a fare una cosa, due di copertura e due alle armi lunghe tipo mortai e i razzi segnaletici, più c’era un gruppo da due per tagliare il cancello con la saldatrice”. E’ uno dei passaggi dell’ordinanza di custodia cautelare del gip di Torino sui tre anarchici arrestati per l’assalto al cantiere della Tav avvenuto nella notte tra il 13 e il 14 maggio 2013. Un indagato, Lucio Alberti, racconta a un interlocutore la logistica della serata, ovvero come si erano suddivisi per dare l’assalto alle reti. Dopo aver premesso che “i costi sostenuti… è stato complicato… ci abbiamo messo mesi”, Alberti prosegue con la descrizione delle postazioni delle persone che quella notte si trovavano al cantiere. Secondo il giudice gli antagonisti presenti a Chiomonte si erano organizzati come “guerriglieri” per poter contrastare la presenza delle forze dell’ordine al confine delle reti e riuscire ad entrare nell’area rossa.

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