Roma, 20 giu. (LaPresse)- “Contrariamente a quanto ritenuto dalla Corte dei conti nella sentenza depositata il 30 dicembre 2013 e prodotta dalla difesa del Lusi, il denaro sottratto alla Margherita non può ritenersi destinato a funzioni pubbliche per la sola circostanza che una parte di esso sia stata erogata dallo Stato quale rimborso delle spese elettorali”. Lo scrivono i i giudici della quarta sezione penale del tribunale di Roma che il 2 maggio scorso hanno condannato l’ex tesoriere della Margherita Luigi Lusi. Per la corte presieduta da Laura Di Girolamo, al contrario di quanto sostenuto dai giudici contabili, va rilevato come “la sottrazione si sia verificata con riferimento a somme depositate su un unico conto corrente, nel quale confluivano senza distinzione tutti gli apporti finanziari, pubblici e privati, al patrimonio del partito”.

“La sentenza che condanna Luigi Lusi è chiarissima e motivatissima; Lusi e i suoi complici hanno depredato la Margherita, alla quale i giudici hanno riconosciuto il risarcimento del danno, e Lusi ha calunniato scientemente Francesco Rutelli per vendicarsi di colui che, saputi i fatti, lo ha fermamente denunciato e accusato”, è il commento dell’avvocato Titta Madia, difensore della Margherita-DL, dopo l’uscita delle motivazioni della condanna a otto anni di carcere dell’ex tesoriere del disciolto partito.

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