Milano, 30 apr. (LaPresse) – Gli stilisti Domenico Dolce e Stefano Gabbana, imputati con altre 4 persone per una evasione fiscale su un’imponibile di circa 200 milioni di euro realizzata con un’operazione di ‘esterovestizione’ di una società dal gruppo, sono stati condannati a un anno e sei mesi dai giudici della seconda corte d’appello di Milano. In primo grado gli stilisti erano stati coindannati a un anno e 8 mesi ma per loro il sostituto pg Gaetano Santamaria Amato aveva chiesto l’assoluzione parlando di operazioni “perfettamente lecite”. Alfonso Dolce, fratello dello stilista, è stato invece condannato a un anno e due mesi. La stessa pena è stata data anche all’amministratrice delegata Cristiana Ruella. Alfonso Dolce, fratello dello stilista, è stato invece condannato a un anno e due mesi. La stessa pena è stata data anche all’amministratrice delegata Cristiana Ruella. Oltre agli stilisti, è stato condannato a 1 anno e 6 mesi anche il commercialista dei due stilisti, Luciano Patelli, mentre il manager del gruppo Giuseppe Minoni è stato condannato a 1 anno e 2 mesi.
LA DIFESA – “La sentenza di oggi ci lascia allibiti”. Così l’avvocato Massimo Dinoia, che con i colleghi Fortunato Taglioretti e Armando Simbari difende Stefano Dolce e Domenico Gabbana, ha commentato la decisione dei giudici della seconda corte d’appello di Milano di condannare i due stilisti a 1 anno e 6 mesi per una evasione fiscale su un’imponibile di circa 200 milioni di euro realizzata con un’operazione di ‘esterovestizione’ di una società dal gruppo. “Dolce e Gabbana si aspettavano l’assoluzione, è da anni che se l’aspettano”, ha aggiunto l’avvocato Dinoia che ha ricordato come il sostituto pg Gaetano Santamaria Amato avesse chiesto l’assoluzione per i suoi assistiti parlando di una operazione “perfettamente lecita”. “Anche l’accusa aveva preso atto dell’inconsistenza dell’ipotesi accusatoria – ha aggiunto Dinoia – ciononostante la conferma addirittura totale da parte della Corte d’Appello lascia senza parole”. L’avvocato Dinoia ha poi preannunciato un ricorso in Cassazione “anche se – ha ricordato – che la prescrizione é vicinissima” (la presunta evasione fiscale si prescrive nell’agosto del 2014 per quanto riguarda l’Ires e nel novembre 2014 per quanto riguarda l’Irap). “Noi – ha concluso Dinoia – chiederemo comunque un’assoluzione nel merito”.
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