Città del Vaticano, 12 mag. (LaPresse) – “Mentre veneriamo i martiri di Otranto, chiediamo a Dio che sostenga tanti cristiani che proprio in questi tempi e in tante parti del mondo, adesso, ancora soffrono violenze e dia loro il coraggio della fedeltà e di rispondere al male col bene”. Lo ha detto Papa Bergoglio, nell’omelia della messa celebrata nel sagrato di San Pietro, di fronte a una piazza gremita, per la canonizzazione di tre beati. Papa Bergoglio ha proclamato santo Antonio Primaldo, che a Otranto, insieme a 800 suoi compagni, dopo la presa della città da parte dei turchi, ha rifiutato la conversione all’islam. Per questo furono tutti uccisi il 14 agosto 1480. Poi è stato il turno di Laura di Santa Caterina da Siena Montoya y Upegui (1874-1949), una religiosa colombiana impegnata per il riscatto delle donne nel Paese sudamericano, che, per garantire loro una formazione, fondò nella prima metà del Novecento la congregazione delle suore missionarie della Beata Vergine Maria Immacolata e di Santa Caterina da Siena. Infine è toccato a Maria Guadalupe García Zavala (1878-1963), religiosa messicana che contribuì alla fondazione della congregazione delle serve di Santa Margherita Maria e dei Poveri.

“Oggi – ha spiegato Papa Bergoglio – la Chiesa propone alla nostra venerazione una schiera di martiri, che furono chiamati insieme alla suprema testimonianza del Vangelo, nel 1480. Circa ottocento persone, sopravvissute all’assedio e all’invasione di Otranto furono decapitate nei pressi di quella città. Si rifiutarono di rinnegare la propria fede e morirono confessando Cristo risorto. Dove trovarono la forza per rimanere fedeli? Proprio nella fede, che fa vedere oltre i limiti del nostro sguardo umano, oltre il confine della vita terrena, fa contemplare ‘i cieli aperti’, come dice santo Stefano, e il Cristo vivo alla destra del Padre. Cari amici, conserviamo la fede che abbiamo ricevuto, rinnoviamo la nostra fedeltà al Signore, anche in mezzo agli ostacoli e alle incomprensioni; Dio non ci farà mai mancare forza e serenità”.

Nel testo orginale dell’omelia, anticipata alla stampa dal Vaticano, la frase sull’assedio recitava: “sopravvissute all’assedio e all’invasione di Otranto da parte degli ottomani, furono decapitate nei pressi di quella città”. Nel testo pronunciato da Bergoglio il riferimento diretto agli ottomani è scomparso, forse per sottolineare l’aspetto della testimonianza della fede tralasciando il contrasto con l’altra fede, quella islamica.

Laura di Santa Caterina da Siena Montoya y Upegui, un’altra beata canonizzata, “ci insegna – ha sottolineato poi Bergoglio – a vedere il volto di Gesù riflesso nell’altro, a vincere l’indifferenza e l’individualismo che corrode la nostra Chiesa, accogliendo tutti senza pregiudizi né costrizioni, con amore, donando loro il meglio di noi stessi e soprattutto condividendo con loro ciò che abbiamo di più prezioso: Cristo e il suo Vangelo”. “Questa prima santa – ha aggiunto – nata nella bella terra colombiana ci insegna ad essere generosi con Dio, a non vivere la fede da soli, come se fosse possibile vivere la fede in modo isolato, ma a comunicarla, a portare la gioia del Vangelo con la parola e la testimonianza di vita in ogni ambiente in cui ci troviamo”.

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