Città del Vaticano, 13 mar. (LaPresse) – C’è qualcosa ormai di ‘antico’ nel primo Papa gesuita e sudamericano della Chiesa mondiale. Qualcosa che risale agli anni del Concilio Vaticano II e a quella scelta “scelta preferenziale per i poveri” che il nuovo Generale della Compagnia di Gesù (l’ordine dei gesuiti), lo spagnolo padre Pedro Arrupe, impose in maniera innovativa alla congregazione più ‘culturale’ ma anche più dinamica della Chiesa. Erano gli anni in cui, in Sud America, cominciavano le esperienze della teologia della liberazione che proprio sul tema della povertà e del cambiamento sociale sviluppava i suoi temi più forti e appassionati.

Arrupe guardò agli inizi con molta attenzione e favore a quei teologi e alla spinta che essi imponevano alle Chiese locali e il gesuita Bergoglio fu molto vicino al suo generale. Le reazioni non si fecero attendere e non mancarono, da parte del clero sudamericano più conservatore, accuse precise tanto ad Arrupe quanto a Bergoglio, contestati come “estremisti”. In seguito l’attuale Pontefice seguì ancora una volta la guida del suo ordine che, sollecitato anche dall’allora Papa Paolo VI, prese le distanze dalle manifestazioni più politiche della teologia della liberazione, ma senza mai rinnegare quella “scelta preferenziale per i poveri”. Un messaggio al quale il cardinale Bergoglio è rimasto sempre fedele e che – è stato sottolineato più volte nei restroscena del Conclave del 2005 che portò all’elezione di Joseph Ratzinger – gli valse l’investitura da parte del cardinale Carlo maria Martini come possibile successore di Giovanni paolo II.

Qualcosa che, senza polemiche o contrapposizioni nette, deve aver contato ancora e molto, nella scelta del Conclave che adesso ha chiamato l’arcivescovo di Buenos Aires a diventare il 266° successore di San Pietro. Una sottolineatura che porta alcuni dei primi commentatori, all’interno delle Mura Leonine, ad agffermare: “Chiamatelo Francesco, ma anche Pedro e magari Carlo Maria…!”. E quella “scelta per i poveri” sarebbe simboleggiata proprio dal gesto del nuovo Pontefice che, dopo aver ricordato e invitato a recitare il Padre Nostro e l’Ave Maria per Benedetto XVI, si è inginocchiato sulla loggia di san Pietro, chiedendo al “popolo di Dio” di pregare per lui, prima di benedire a sua volta il “popolo di Dio”.

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