Dal nostro inviato Fabio De Ponte
Isola del Giglio (Grosseto), 12 gen. (LaPresse) – “Viviamo qui a bordo, non scendiamo mai”. Bobby Kay, ingegnere che lavora per Titan-Micoperi, il consorzio che si occupa del recupero del relitto della Costa Concordia, indica il pavimento verde della chiatta a bordo della quale ci stiamo muovendo. “Qui sotto ci sono le cabine”, spiega. “Abbiamo tutto quello che ci serve”. Come Novecento, il protagonista del testo teatrale di Alessandro Baricco, Kay non va mai a terra. Vive su un piccolo quadrato galleggiante che porta avanti e indietro i materiali per gli operai che lavorano alla nave. Loro vivono in una grande struttura di container costruita a ridosso della nave, una sorta di albergo prefabbricato. Lui invece abita a bordo della sua nave. E’ il capo ingegnere. Con lui ci sono altri tre esperti. “Eravamo in sei – spiega – a luglio quando ho iniziato. Ora siamo in 4. Lavoriamo 12 ore sì e 12 no, tutti i giorni per un mese di seguito”. Poi si riposa un mese e può tornare a casa, alle isole Shetland, dove vive la sua famiglia, nel nord della Scozia. Quanto guadagna? “Non credo di essere autorizzato a dirlo”, risponde con un sorriso.
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