Città del Vaticano, 29 set. (LaPresse) – Si è aperto stamane nello Stato della Città del Vaticano, il processo a Paolo Gabriele, l’ex maggiordomo del Papa accusato di furto aggravato. Con lui è accusato anche Claudio Sciarpelletti, informatico che lavora in Vaticano. I due si sono presentati alla sbarra accusati di furto aggravato il primo e favoreggiamento il secondo. L’udienza si tiene in una piccolissima aula. A giudicare Gabriele e Sciarpelletti è un collegio composto da Giuseppe Dalla Torre del Tempio di Sanguinetto, presidente del tribunale vaticano e rettore dell’università Lumsa, dal professor Paolo Papanti Pelletier e dal giudice aggiunto Venerando Marano. A ricoprire il ruolo dell’accusa, come già nella fase istruttoria, è il promotore di giustizia vaticano Nicola Picardi.

Gabriele è assistito dall’avvocato Cristiana Arru, che è rimasta nell’incarico dopo la rinuncia dell’avvocato Carlo Fusco, mentre Sciarpelletti è invece assistito dall’avvocato Gianluca Benedetti. L’ex assistente di Benedetto XVI rischia fino a quattro anni, dato il capo d’accusa, mentre il tecnico fino a uno. Il processo segue le norme del codice dello Stato della Città del Vaticano, che sono differenti da quelle della chiesa cattolica. I giudici sono laici e non hanno nessun rapporto diretto con la chiesa cattolica, che ha i suoi tribunali, che giudicano secondo i codici di diritto canonico.

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