Reggio Calabria, 13 lug. (LaPresse) – La Dia di Reggio Calabria ha confiscato beni per un valore di circa 28 milioni di euro a due imprenditori della piana di Gioia Tauro. La misura ha interessato quattro importanti società di capitali, un fabbricato nonchè numerosi rapporti finanziari nei confronti degli eredi del defunto imprenditore Antonino Princi e del fratello Natale. Il primo morì 7 maggio 2008 a soli 45 anni, a seguito delle ferite riportate in un attentato dinamitardo di chiara matrice mafiosa, nel quale esplose la sua autovettura. Noto imprenditore attivo nella piana di Gioia Tauro nel settore abbigliamento/tessile ed in quello immobiliare con interessi spazianti anche nel mondo del calcio (è stato azionista della U.S. Catanzaro Calcio spa e presidente della Delianuova Calcio srl) era il genero di Domenico Rugolo, arrestato nel maggio 2008, il cui ingente patrimonio mobiliare ed immobiliare è stato sottoposto dapprima a sequestro e successivamente a confisca nel 2010.
Princi aveva in mente di rimodulare gli obiettivi della cosca secondo criteri più moderni ed imprenditoriali superando l’ormai vetusta mentalità legata agli interessi rurali dell’anziano parente. Era quindi entrato come socio occulto nella Devin che ha realizzato la megastruttura commerciale nota come ‘Porto degli Ulivi’ a Rizziconi (Rc), successivamente venduta agli svizzeri della banca Credit Suisse. Anche i pentiti Saverio Mammoliti e Girolamo Bruzzese confermavano il compito determinante di Princi nel lavare i soldi del suocero e nel reinvestirli in attività redditizie, apparentemente legali. Natale Princi secondo gli investigatori era anch’egli ritenuto strumento essenziale.
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