Siracusa, 25 lug. (LaPresse) – Due reperti archeologici sono stati individuati nell’area marina protetta del Plemmirio, nel siracusano. A seguito di una attenta ricognizione dei fondali marini a cura della sezione operativa della guardia di finanza e del personale del consorzio Plemmirio, partita quindici giorni fa, nell’area di capo Meli, in piena zona B dell’oasi marina siracusana, è stata prima avvistata una grossa ancora risalente all’epoca romana, di circa 180 chili di peso per un metro e ottanta di lunghezza, ed è stata subito allertata la soprintendenza del mare. Stamani è stata avvistata un’altra ancora simile alla prima, nella medesima area, durante una lunga immersione di ricognizione sul posto, durata oltre un paio di ore, a cui ha partecipato il nucleo sommozzatori della Gdf di Messina.

“Le ancore, probabilmente di epoca romana – afferma il responsabile del settore mare dell’Amp del Plemmirio Gianfranco Mazza – erano poggiate su un tappeto di sabbia e posidonia, si presentano in ottimo stato, non sono concrezionate”. Le due ancore, sono state poste l’una accanto all’altra dagli specialisti sommozzatori nella zona del ritrovamento, posta sotto stretto controllo da parte delle forze dell’ordine preposte alla tutela dell’Amp del Plemmirio, la cui intera area è sottoposta giorno e notte alla sorveglianza delle telecamere.

“Al sollevamento della prima ancora – spiega il luogotenente Marco Re – la soprintendenza del mare ha ritenuto opportuno spostarla accanto all’altra e adesso si sta valutando il recupero dei due reperti archeologici che saranno in futuro collocati in una struttura museale o in un’area idonea e sicura”.

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