Reggio Calabria, 25 lug. (LaPresse) – Beni per un valore di 200 milioni di euro sono stati confiscati dalla guardia di finanza al clan della ‘ndrangheta che fa capo alla famiglia Alvaro di Cosoleto, nel reggino. Il tribunale di Reggio Calabria su richiesta della procura ha disposto la confisca di 15 tra imprese e ditte individuali operanti principalmente nel settore dei servizi e della ristorazione. Si tratta di famosi locali romani, tra i quali, il ‘Café de Paris’ ed il ristorante ‘George’s’. A queste vanno aggiunti 4 immobili di pregio, 3 autovetture di lusso oltre a rapporti bancari, postali, assicurativi e denaro contante.

La procura ed i finanzieri, nell’arco degli ultimi ventiquattro mesi, hanno sviluppato specifiche indagini tecniche, investigazioni finanziarie e bancarie, nonché informazioni tratte da segnalazioni di operazioni sospette, provenienti dagli intermediari finanziari.

Il ‘Cafè de Paris’ il noto locale di via Veneto a Roma due anni fa era stato sequestrato dai carabinieri del Ros e dalle Fiamme gialle. Secondo gli inquirenti, lo storico locale della Dolce Vita fu svenduto nel 2005 per 250mila euro a un barbiere calabrese che in realtà sarebbe collegato alla cosca Alvaro. Nel luglio del 2009, nella stessa operazione, vennero posti i sigilli a tutta una serie di bar e ristoranti del centro di Roma: da via Colonna Antonina, a due passi da Montecitorio, a via Leonida Bissolati nei pressi della nota piazza Barberini. Dopo quell’operazione, gli inquirenti rivelarono che Vincenzo Alvaro aveva costituito una vera e propria holding nel settore della ristorazione romana.

La figura base attorno a cui ruotava la disponibilità dei beni, secondo gli inquirenti era comunque lo stesso Vincenzo Alvaro, che risultava dipendente in uno di questi locali con le mansioni di cuoco. Dopo aver chiuso i conti con la giustizia, Alvaro nel 2001 era venuto a vivere a Roma con l’intera famiglia, con la quale risiedeva in zona Eur, ma anche con amici e collaboratori al seguito. Aveva poi provveduto a reinvestire ingenti proventi acquistando numerosi esercizi commerciali e creando così una unità operativa clone di quella del suo paese di origine.

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