Allarme della Società Italiana di Pediatria: "Esigenza per bambini"

Vaccinare i ragazzi tra i 12 e i 18 anni, anche senza preventiva prenotazione. È l’indicazione alle Regioni del commissario per l’emergenza Covid, Francesco Paolo Figliuolo, per “dare ulteriore impulso alla vaccinazione dei più giovani, in previsione della riapertura delle scuole e anche dell’avvio della prossima stagione sportiva”. In vista di settembre, infatti, l’obiettivo è quello di predisporre, a cominciare già da lunedì, una “corsia preferenziale per l’ammissione alle somministrazioni” per raggiungere almeno il 60% di studenti immunizzati. “Tale predisposizione – spiega Figliuolo – avrà risvolti positivi anche per incentivare la ripresa in sicurezza sia delle attività sportive sia di quelle finalizzate a garantire un maggiore benessere psicofisico per i più giovani”. Agli under 18 al momento è autorizzata la somministrazione esclusivamente dei sieri di Pfizer o Moderna.

Secondo gli ultimi dati forniti dal report del governo, sono 2.985.979 le somministrazioni effettuate per la fascia 12-19 anni. E complessivamente sono ancora 2.834.411 i ragazzi senza nemmeno una dose. Dato che si punta ad abbassare nelle prossime settimane, quando è previsto il ritorno in classe. A preoccupare, tuttavia, sono anche i più piccoli. A lanciare l’allarme è la Società italiana di pediatria (Sip) che, in accordo con la American Academy of Paesiatrics, “avverte l’esigenza di beneficiare di uno specifico intervento di prevenzione vaccinale Covid-19 per l’età pediatrica“. “In questo modo – sottolinea -, sarà possibile permettere di prevenire ulteriori recrudescenze di episodi di aumentata circolazione del virus sostenute da varianti emergenti con maggiore trasmissibilità“. In un documento pubblicato a giugno, la Sip sottolineava che “nel nostro Paese tra tutti i casi ed i decessi diagnosticati per Covid-19, il 5,5% con 11 decessi riguarda la fascia di età 0-9 anni, mentre il 9,6% con 15 decessi riguarda la fascia di età 10-19 anni”.

Più recenti, invece, i dati diffusi dall’American Academy of Pediatrics, secondo cui negli Usa a fine luglio i casi di infezione da Covid-19 nella popolazione pediatrica sono quasi raddoppiati in una settimana passando da 38.654 a 71.726. “In poche parole – evidenziano i pediatri americani -, la variante Delta ha creato un nuovo e pressante rischio per bambini e adolescenti in tutto il paese, come ha fatto anche per gli adulti non vaccinati”. Ecco perché a loro avviso l’Fda dovrebbe accelerare e “prendere in seria considerazione la possibilità di autorizzare i vaccini per i bambini di età compresa tra 5 e 11 anni”. Posizione che però non trova concorde Francesco Vaia, direttore sanitario dell’Inmi Spallanzani: “Sono assolutamente contrario alla vaccinazione degli under 12. Nei bambini al di sotto dei 12 anni è statisticamente irrilevante non solo il contagio ma anche la malattia. In questo caso quindi la bilancia rischio-beneficio penderebbe tutta sulla parte del rischio”.

Di certo, da settembre il ritorno in classe e il conseguente impatto sulla curva epidemica sarà tenuto sotto controllo. “Soprattutto dove ci saranno bambini sotto ai 12 anni, quindi non vaccinabili perché non c’è a disposizione nessun vaccino, sarà maggiore la circolazione del virus”, anticipa il sottosegretario alla Salute, Pierpaolo Sileri, più preoccupato però dagli over 50. Il 14,2% non ha ricevuto nemmeno una dose di vaccino. “Ci stiamo concentrando a vaccinare le persone più giovani, ma la cosa più importante – avverte – è andare a cercare gli over 50 perché saranno loro ad essere inclusi nel computo dei malati gravi di questa quarta ondata”.

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