Il nodo rimane la caccia alle dosi di siero
La campagna vaccinale anti-Covid avanza, anche se a ritmi ancora lenti: quasi tre milioni e mezzo le dosi somministrate dal 27 dicembre, ma l’obiettivo ‘immunità di gregge’ è ancora lontano e il virus muta in decine di varianti, alcune delle quali potrebbero mettere a rischio l’efficacia delle preziose fiale.
In Europa la caccia alle dosi è più aperta che mai, le case produttrici promettono di potenziare le consegne in primavera, ma intanto tagliano i rifornimenti e, di settimana in settimana, il commissario all’emergenza Domenico Arcuri è costretto ad aggiornare al ribasso il conto dei lotti in consegna. Una buona notizia arriva dalla Conferenza delle Regioni che sigla con i medici di medicina generale il protocollo d’intesa legato al contributo che daranno alla campagna vaccinale: l’accordo mette a disposizione un potenziale di 44 mila medici, pronti a somministrare dosi anti-Covid, ma il nodo da sciogliere restano i carichi in arrivo da Pfizer, Moderna e AstraZeneca, ancora troppo scarsi per far lavorare la macchina a pieno regime.
“Come per la vaccinazione antinfluenzale siamo in grado di fare 16 milioni di vaccini in sei settimane – assicura Claudio Cricelli, presidente della Società italiana di medicina generale, contattato da LaPresse -. Dateci le dosi e noi le somministriamo, con tutte le regole di sicurezza, non c’è nessun problema”. Insomma, quel che serve è la materia prima, “non le ‘primule’ – chiosa Cricelli -. Quelle sono solo pazzie, a causa delle quali si finisce, per non usare le cose buone che abbiamo già”.
Il Governo Draghi punta al cambio di passo, anche per neutralizzare la crescita esponenziale delle ‘varianti’ prima che si sviluppino resistenze ai sieri. Per farlo, è indispensabile che l’Europa, prima ancora dell’Italia, ingrani la marcia giusta negli approvvigionamenti, sottolinea Franco Locatelli, presidente del Consiglio superiore di Sanità: “Credo che l’Ue debba riconsiderare ulteriori negoziazioni con chi ha già vaccini approvati e chi avrà autorizzazioni a breve”, sostiene, confidando nel ruolo che potrà giocare il presidente del Consiglio Mario Draghi, grazie al credito di cui gode a Bruxelles.
Dal canto loro, le Regioni attendono le dosi, bollano come non più sostenibili i ripetuti tagli alle consegne e c’è chi, come il Veneto di Luca Zaia, chiede l’autorizzazione a poter acquistare al di fuori dei canali ufficiali. Alle critiche il governatore risponde: “Noi non abbiamo cercato nessuno, ma davanti all’offerta di un vaccino io ho l’obbligo di vedere se è reale e percorribile”.
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