Molti anche i titolari di ristoranti e bar che hanno scelto di non partecipare all'iniziativa

E un giorno di protesta per molti ristoratori in Italia, che si sono ribellati alle misure restrittive imposte dal Governo per sconfiggere la pandemia e cercare di arginare la diffusione del coronavirus. “Io apro 1501” è lo slogan della moblitazione andata in scena in tante città d’Italia contro le nuove misure del Dpcm. Una protesta, lanciata qualche giorno fa sui social che, però, ha incassato una scarsa adesione. Troppo alto il rischio di incorrere in una multa e nel provvedimento della chiusura per almeno 5 giorni delle attività: un sacrificio troppo grande per ristoratori e titolari di pubblici esercizi, in ginocchio a causa della pandemia. A Milano, ristoratori e baristi si sono organizzati sui canali Telegram del gruppo ‘Io Apro-Milano’. Ma sebbene la community conti oltre 1.700 partecipanti, l’elenco dei gestori pronti a sfidare divieti e sanzioni era di appena 16 esercizi sparsi per tutta la città. A Torino la titolare di un locale è stata multata proprio perché era ancora aperta oltre l’orario consentito. A Roma, invecem alcuni ristoratori ‘responsabili’ appartenti alle sigle Mio e Italian Hospitality Network non hanno aderito alla protesta.

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