Dall'addio di Kvara e Osimhen al quarto tricolore
Napoli è in festa per il quarto scudetto della sua storia: all’Inter non è bastato vincere a Como. Battendo il Cagliari —- i partenopei hanno vinto il campionato 2024-2025, combattuto fino all’ultima curva.
Il Napoli alza il suo QUARTO SCUDETTO 4️⃣🏆🇮🇹#AG4IN #Napoli #SerieAEnilive #DAZN pic.twitter.com/lYCQutDkM8
— DAZN Italia (@DAZN_IT) May 23, 2025
Solo due anni di attesa per il quarto titolo
Una lunga attesa di 33 anni per festeggiare il terzo scudetto, appena 24 mesi per ritornare sul trono d’Italia. Il miracolo targato Antonio Conte è compiuto: dopo un lungo testa a testa il Napoli l’ha spuntata sulla corazzata Inter riportando sotto il Vesuvio il tricolore, il quarto nella storia del club. Un trionfo inatteso – ma meritato, considerando che Di Lorenzo e compagni hanno guardato tutti dall’alto verso il basso per gran parte del campionato – maturato dalle ceneri di una annata travagliata, quella del post-Spalletti, con il doppio cambio di allenatore, da Rudi Garcia a Walter Mazzarri, che ha fatto precipitare il club fuori dalla zona coppe come non accadeva da 15 anni. L’uomo scelto da Aurelio De Laurentiis per ricostruire dalle macerie della stagione 2023/24 ha fatto centro al primo colpo, prima sovvertendo i pronostici estivi e poi gestendo l’enorme pressione di una piazza tanto calorosa quanto esigente nella volata finale delle ultime giornate. Incontenibile anche la gioia via social del presidente, Aurelio De Laurentiis.
Un’emozione smisurata e selvaggia. Due Scudetti in tre anni sono la certificazione di un lavoro, di una passione, di una tenacia senza pari! Grazie Napoli, grazie a tutti quelli che hanno contribuito a questa felicità.
— AurelioDeLaurentiis (@ADeLaurentiis) May 23, 2025
“Ora mi sento leggero, quattro è un bel numero. Ora speriamo di dare una continuità nel portare lo scudetto al sud. Abbiamo raccolto il Napoli in tribunale e l’abbiamo portato a questo livello”, dice De Laurentiis a fine partita. “Non era facile, quando ho conosciuto Conte molti anni fa alle Maldive mi colpì la sua mentalità. Lo scorso novembre io lo volevo portare già a Napoli, ma lui mi disse ‘Aurelio fammi venire a giugno per fare la squadra insieme e faremo grandi cose’. E lui ce l’ha fatta. Chapeau”, ha aggiunto. “Il futuro di Conte? Mai dire mai, gli allenatori hanno una loro personalità che va rispettata e non bisogna mai obbligarli anche se ci sono dei contratti di ferro. Ma Napoli è Napoli e merita rispetto, se vuole mettersi ancora in gioco noi siamo a disposizione ed è il benvenuto. Perché mi farebbe piacere che si cimentasse con la Champions“, ha ammesso De Laurentiis che sempre in ottica futura ha concluso: “Stiamo crercando di costruire una squadra ancora più forte, con l’aggiunta di giocatori ancora di altissimo livello”.
Il ‘miracolo’ di Conte
Conte è stato capace di riaccendere i meccanismi di una rosa che solo due anni fa dominava in Italia, ma più di ogni altra cosa ha ricostruito un gruppo che aveva smarrito fiducia ed entusiasmo. A cominciare da capitan Di Lorenzo, in rotta con l’ambiente e con la società, che il tecnico salentino ha coccolato e blindato fin dal suo arrivo, scongiurando una cessione che sembrava inevitabile. Poi ha affidato le chiavi della squadra a McTominay, sbarcato a Napoli dalla Premier League dopo un lungo corteggiamento: lo scozzese insieme a Lobotka ed Anguissa è andato a comporre un centrocampo invidiabile per quantità e qualità, fisicità e carisma.
Con l’addio – anche questo turbolento – di Osimhen, per l’attacco Conte ha scelto di affidarsi ancora una volta a un suo fedelissimo, Lukaku, che ha risposto con gol pesanti e la consueta leadership. In difesa è arrivato Buongiorno, da subito elemento cardine della rosa, a rinforzare un reparto che senza Kim si era riscoperto vulnerabile. L’assenza forzata dalle coppe ha permesso all’ex ct della nazionale di lavorare con un gruppo ristretto, che ha subito immagazzinato i dettami dell’allenatore e, alla lunga, ha beneficiato delle fatiche delle rivali, su tutte l’Inter impegnata fino in fondo nella corsa Champions. Il Napoli è stato più forte anche dei numerosi infortuni che hanno complicato il cammino nella seconda parte di stagione, in particolare quelli di Buongiono e Neres, che in primavera hanno trascorso più tempo in infermeria che in campo, e soprattutto della partenza di Kvaratskhelia, che ha deciso di lasciare l’Italia a metà stagione attirato dai milioni e dalle prospettive del Paris Saint-Germain. Una cessione dolorosa – anche perché di fatto l’esterno georgiano non è stato rimpiazzato (Okafor ha trovato pochissimo spazio) – che ha ridotto ulteriormente le rotazioni togliendo qualità e fantasia sulla tre quarti. Un addio che ha reso ancora più grande l’impresa compiuta da questo Napoli.
Un inizio in salita per il Napoli
Eppure l’annata dei campani inizia in salita. Ad agosto il sofferto debutto in Coppa Italia contro il Modena, piegato al ‘Maradona’ solo ai calci di rigore. La prima di campionato, una settimana dopo, si rivela un completo disastro: il Napoli crolla 3-0 a Verona contro l’Hellas, mostrando limiti fisici e caratteriali, oltre che uno scarso equilibrio in campo. Eppure quei tre schiaffi si rivelano salutari, perché hanno il merito di compattare un gruppo che inizia a lavorare a testa bassa, giorno dopo giorno, con impegno e professionalità, arrivando a costruire i successivi successi a partire da una difesa impenetrabile. Da quel capitombolo Di Lorenzo e compagni infilano infatti dieci risultati utili consecutivi tra Serie A e Coppa Italia, frenando solo a Torino con la Juventus e piegando il Milan a San Siro. Novembre inizia con un’altra sonora batosta, il 3-0 casalingo contro l’Atalanta, ma questo Napoli ha coraggio e grinta da vendere, e soprattutto in pochi mesi è già diventato ‘squadra’. Non a caso una settimana dopo a San Siro esce indenne dallo scontro diretto contro l’Inter (1-1). E’ in quelle settimane che matura una prima consapevolezza di poter lottare per qualcosa di grande. Il passaggio a vuoto con la Lazio a dicembre costa l’eliminazione dalla Coppa Italia e la terza sconfitta in campionato, ma il Napoli resta in alto, sempre più consapevole della propria forza. A fine gennaio matura la prima svolta: gli azzurri vincono 3-2 a Bergamo la sfida scudetto contro l’Atalanta, tramortita da un gol di Lukaku, e una settimana dopo in casa piegano in rimonta anche la Juventus, arrivata a quell’appuntamento dopo una striscia positiva.
L’addio di Kvaratskhelia e la rimonta
In quei giorni il Napoli perde Kvara, ma le conseguenze del traumatico divorzio con il georgiano fanno capolino solo a febbraio, con tre pareggi di fila tra Roma, Lazio e Udinese e una sconfitta a Como. Lo scontro diretto del 1 marzo contro l’Inter è un match-point che i nerazzurri non riescono a sfruttare, perché l’1-1 del ‘Maradona’ lascia tutto invariato e ridà nuove sicurezze ai campani dopo un mese difficile. Dopo quella partita il Napoli infatti torna a correre mentre l’Inter perde punti preziosi per strada, distratta anche dal sogno Champions. La squadra di Conte si riprende la vetta, ottiene successi preziosi e sofferti contro Monza e Lecce, inciampa in Liguria contro il Genoa ma mantiene quel fondamentale punticino di vantaggio. Che alla fine basta per salire ancora una volta sul trono d’Italia.
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