Lo scudetto Napoli è anche e soprattutto la vittoria di Antonio Conte. La vittoria come ossessione, come stile di vita. Conte è universalmente riconosciuto come un allenatore vincente e lo ha dimostrato anche a Napoli dove ha portato mentalità, struttura e soprattutto risultati. Al primo anno sulla panchina azzurra il tecnico salentino ha regalato al presidente Aurelio De Laurentiis, che lo ha voluto a tutti i costi, il secondo Scudetto sotto la sua gestione e alla città il quarto titolo di campioni d’Italia. Con il successo sotto il Vesuvio, Conte è diventato il primo allenatore a trionfare con tre diverse squadre italiane in Serie A nel XXI secolo: Juventus, Inter e Napoli appunto. D’altronde il curriculum parla per lui: Conte ha vinto in ogni squadra che ha allenato. Con la Juventus 3 Scudetti consecutivi (2012–2014), con il Chelsea una Premier League (2016–17) e una FA Cup (2017–18), con l’Inter un altro Scudetto (2020–21). Uno stile inconfondibile quello dell’ex ct azzurro: rigore tattico, spirito di squadra e fame di vittorie.
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— Lega Serie A (@SerieA_EN) May 23, 2025
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La felicità del mister
“Sicuramente è stato lo scudetto più inaspettato, difficile e stimolante. Venire a Napoli dopo un decimo posto per riprendere tutto, cercando di convincere anche i più bravi a rimanere. Abbiamo fatto qualcosa di straordinario e clamoroso“. Così Conte commenta la vittoria dello scudetto con il Napoli. “E’ successo di nuovo, è qualcosa di fantastico e bellissimo, oggi è stato davvero difficile arrivare qui, non so quanta gente c’era. I ragazzi sono stati fantastici, non era semplice perchè c’era una pressione pazzesca“, ha aggiunto. “Siamo davvero contenti, abbiamo fatto un campionato straordinario. Merito di questi ragazzi, soprattutto chi aveva vinto due anni fa e l’anno scorso è arrivato decimo. Deludere questi tifosi sarebbe stata davvero dura”, ha detto Conte. “Vincere qui è difficilissimo, Giovanni Di Lorenzo e i reduci del primo titolo vuol dire che hanno dei valori importanti. Non capita sempre”, ha concluso.
Conte ha trasformato la squadra
Alla guida del Napoli, Conte ha trasformato la squadra in pochi mesi. Ha rivitalizzato un gruppo reduce da una stagione disastrosa dopo il terzo storico Scudetto conquistato con Luciano Spalletti. Il tecnico salentino ha dato solidità a una rosa in crisi, ha ottenuto il meglio da giocatori come McTominay, Lukaku e Neres dopo aver perso a campionato in corsa il calciatore più talentuoso Kvaratskhelia passato al Psg per 70 milioni di euro. Proprio la cessione dell’attaccante georgiano, di fatto non sostituito (è arrivato Okafor ma solo per scaldare la panchina) poteva essere una mazzata sotto l’aspetto psicologico, ma al contrario Conte si è confermato un motivatore feroce, curando ogni dettaglio e pretendendo il massimo da tutti. Così il Napoli ha condotto una volata scudetto quasi perfetta, sfruttando il calo dell’Inter, riuscendo anche a superare la defaillance interna contro il Genoa che poteva diventare nella testa di giocatori e tifosi azzurri una nuova Firenze (lo Scudetto perso in hotel di sarriana memoria, ndr).
Lo scudetto della determinazione
Se lo Scudetto del Napoli di Spalletti è stato quello del bel gioco, del dominio assoluto sugli avversari, quello di Conte è stato il titolo della determinazione e della voglia di riscatto. Da un punto di vista tattico, Conte ha via via abbandonato il 4-3-3 di Spalletti e adottato il suo classico sistema a tre difensori (3-4-2-1 o 3-5-2), che garantisce solidità e copertura. Il tecnico nato a Lecce ha introdotto nel suo Napoli concetti come il pressing alto e feroce per recuperare palla subito, oltre ad una verticalità nelle transizioni rapide con pochi tocchi per colpire in velocità. Fondamentale, come sempre nelle sue squadre la disciplina tattica con tutti che partecipano alla fase difensiva. Una concentrazione massima e zero cali di tensione anche per lo sfruttamento delle seconde palle e il dominio nei duelli. Non a caso il suo Napoli ha una difesa tra le migliori del campionato, un attacco più diretto, ma comunque efficace. Insomma una squadra meno spettacolare, ma tremendamente concreta.
I cambi di modulo al momento giusto
Come nella sua prima Juve, quando partì con l’idea di giocare un 4-2-4 super offensivo per poi virare presto su un 3-5-2 per esaltare le qualità in particolare di Pirlo, anche a Napoli Conte ha dimostrato adattabilità passando al 4-3-3 in alcune circostanze, specialmente quando ha avuto a disposizione esterni offensivi come Kvaratskhelia prima, poi Neres e Politano. Tuttavia, il 3-5-2 è rimasto il modulo più utilizzato, grazie alla sua solidità difensiva e alla capacità di sfruttare le caratteristiche dei giocatori chiave. Un modulo che ha permesso al Napoli di mantenere una struttura compatta, facilitando la transizione tra fase difensiva e offensiva.
La presenza di McTominay, giocatore voluto fortemente per averlo conosciuto quando allenava in Premier, ha aggiunto fisicità e capacità di inserimento. Non a caso lo scozzese ha disputato la migliore stagione della sua carriera, andando in doppia cifra di gol. La coppia d’attacco formata da Lukaku e Raspadori, infine, ha offerto diverse soluzioni offensive. Il belga, dopo una annata di alti e bassi a Roma, è tornato a tratti ai livelli dominanti dell’Inter. Mentre Raspadori, inizialmente accantonato perché poco adatto ad un tridente offensivo, con il cambio di modulo è diventato l’arma in più per non far rimpiangere Kvaratskhelia. Suoi non a caso tutti i gol più pesanti nelle fasi decisive, che hanno regalato lo Scudetto agli azzurri.