Novanta minuti per “finire il lavoro che abbiamo iniziato“. Non ci sono proclami né slogan motivazionali nelle parole di Antonio Conte alla vigilia della gara che potrebbe regalare il quarto scudetto al Napoli, ma solo una chiara consapevolezza del percorso intrapreso in questi mesi e una ferrea volontà di regalare una notte indimenticabile al popolo azzurro. Dopo il finale thrilling della penultima giornata, con il doppio pareggio del ‘Tardini’ e di ‘San Siro’ che ha lasciato invariato il distacco sull’Inter, “c’è voglia di scendere in campo e di giocare questa partita”. Di fronte, in un ‘Maradona’ gremito e pronto a festeggiare, ci sarà un Cagliari già salvo e con la testa libera, senza il portiere titolare Caprile e il centrocampista offensivo Gaetano e con diversi acciaccati in dubbio.
Ma il tecnico degli azzurri, che in carriera da giocatore ha sia vinto, nel 2002, che perso, nel 2000 sotto il diluvio di Perugia, uno scudetto all’ultima giornata, sa come affrontare questo tipo di situazioni. “Io cerco di essere specialista nell’aiutare il mio club – sottolinea ricordando le sei finali perse tra club e nazionale – Se poi il nostro meglio ci porta ad essere vincenti è sicuramente una grandissima soddisfazione. Ma non voglio che si dimentichi che in carriera ci sono vittorie ma anche tante sconfitte. Queste mi hanno creato una scorza molto dura che a volte mi fa diventare molto cattivo”.
L’ex ct della nazionale, espulso a Parma, non sarà in panchina a sostenere da vicino la sua squadra. “Sicuramente dispiace perché dopo un campionato del genere vorresti essere lì accanto ai tuoi ragazzi e di fronte ai tuoi tifosi, però c’è grande fiducia nello staff e nei tifosi – ammette – Avrò due cuori, uno in panchina e uno in tribuna”. Rispetto all’ultima partita non dovrebbero esserci cambi di formazione. “La situazione non è cambiata, chi ha giocato sta molto meglio di chi non ha giocato a Parma – spiega Conte – Anche domani sera bisogna lavorare e farlo bene, tutti insieme. Il lavoro ci ha portato qui oggi a parlare di qualcosa di speciale, adesso dobbiamo finire ciò che abbiamo iniziato. Sentiamo il peso di regalare al Napoli e al tifoso napoletano qualcosa di bello e storico“.
Tutto in novanta minuti, in quella che il tecnico definisce “la partita più importante della stagione, in assoluto quella che decide che tipo di annata hai avuto, se ottima o superlativa”. Quella che, più banalmente, vale uno scudetto.

