Secondo Paolo Jarre Abodi "fa una reprimenda morale ma spinge per togliere il divieto di pubblicità". E i club "hanno contratti con aziende del mondo dell'azzardo"
Tonali, Fagioli, Zaniolo, Florenzi. Sono diversi i calciatori di serie A coinvolti nell’inchiesta sulle scommesse illegali aperta dalla procura di Milano. Una situazione non ignota, dopo che quasi due anni fa la procura di Torino avviò un procedimento simile che aveva proprio al centro Fagioli e che per certi versi è quasi “favorita” dall’ambiente in cui vivono gli stessi calciatori, almeno secondo Paolo Jarre, terapista di Nicolò Fagioli. Il calciatore, infatti, in seguito alle indagini a Torino si rivolse a Jarre per seguire un percorso di terapia durato circa un anno e ormai terminato da tempo.
“E’ clamoroso, scandaloso, che il ministro dello Sport Abodi faccia una reprimenda morale ai ragazzi sportivi professionisti che giocano d’azzardo e negli stessi giorni si faccia promotore, con altri, dell’abolizione del sacrosanto divieto di pubblicità che era stato sancito dal decreto dignità del 2018“, ha dichiarato il professionista a LaPresse.
Il terapista di Fagioli: “Il sistema scommesse connaturato al sistema calcio”
“Se fosse per il ministro questi ragazzi non solo potrebbero essere immersi in un ambiente in cui si parla continuamente di scommesse, nei campi ci sono i banner, ma addirittura sulle proprie maglie dovrebbero portare le insegne dei provider del gioco d’azzardo. E’ veramente una situazione folle da questo punto di vista”, dice ancora Jarre. “Anche le squadre professionistiche italiane, di alcune lo so per certo, hanno una serie di contratti e sponsorizzazioni nel mondo del gioco d’azzardo che valgono in tutto il mondo ma non in Italia. E’ un altro degli aspetti dell’ipocrisia generale” aggiunge Jarre. “L’altra ipocrisia della FIGC è che se uno scommette sul calcio è squalificato ma uno può rovinarsi e rendersi anche ricattabile giocando su tennis, pallacanestro, indebitarsi e diventare ricattabile ma questo alla FIGC non interessa”.
E’ un durissimo attacco quello che il terapista muove a tutto il sistema che ruota attorno al calcio professionistico, e non solo. Jarre, che si è occupato per oltre 25 anni di dipendenze patologiche da sostanze e da gioco d’azzardo, evidenzia come “il sistema scommesse è assolutamente connaturato al sistema calcio, si può scommettere anche su partite di serie D e magari sbagliando una parata si guadagna tantissimo. Si può dire che è il baraccone del calcio, e dello sport professionistico in generale, è al servizio del sistema d’azzardo“.
Scommesse e gioco d’azzardo: “Sono come una droga”
“Io non sono proibizionista ma siamo in una situazione di liberalizzazione selvaggia, non è più possibile che l’azzardo sia disponibile nelle tasche di tutti i cittadini, a centimetri zero dalla propria mano e pochi istanti dalle proprie intenzioni – aggiunge Jarre -. Bisogna ridurre l’offerta del gioco online, drasticamente far rispettare il divieto di pubblicità (e non come ora che si spaccia come informazione commerciale e si lasciano i cartelloni ai lati dello stadio) ci vuole un grande lavoro nelle scuole per spiegare i rischi esattamente come si fa con le sostanze”.
Questo perché “la dipendenza da gioco è come una droga“, secondo Jarre. “Da un punto di vista neurobiologico siamo abituati ingenuamente a pensare che se una cosa penetra nel nostro organismo sottoforma di molecola (come la droga, ndr) questa può produrre cambiamenti e dipendenze, e quello che non ha queste caratteristiche no. Ma invece sappiamo che una serie di stimoli può introdursi nell’organismo attraverso i sensi senza la necessità di una molecola e a livello neurobiologico quello che succede è simile. Ciò che accade alla vista di una sostanza o alla vista di una slot machine per una persona dipendente è esattamente la stessa cosa” dice ancora Jarre.
Jarre: “Fagioli è stato il primo a parlare pubblicamente del problema”
Quello di Fagioli, secondo Jarre, “è stato sicuramente un percorso utile, come tutti i giovani ha avuto forse un po’ fretta di chiudere la vicenda ma sicuramente di fronte agli scossoni di questo periodo non sarebbe male fare un po’ di lavoro di mantenimento ma questi sono aspetti personali. Ha lavorato in modo serio ed è stato in assoluto il primo professionista sportivo italiano che si è esposto pubblicamente sul suo problema, nessuno sportivo italiano neanche i più famosi che non hanno mai fatto outing, ha mai parlato pubblicamente del proprio problema di salute rispetto al gioco d’azzardo”.
Fagioli è infatti diventato anche un ‘simbolo’ per raccontare i problemi legati a questa patologia, andando nelle scuole e parlando con i ragazzi più giovani delle società sportive, per fare prevenzione e raccontare la sua esperienza. A proposito del suo post sui social di ieri, nel quale Fagioli lamentava il fatto che l’attenzione mediatica del momento non gli permetta di andare avanti nonostante lui abbia già fatto un percorso, Jarre spiega che “i fatti di cui si parla adesso (l’indagine della procura di Milano, ndr) sono vecchi. Nel suo post su Instagram giustamente rivendica di aver superato questa fase ma la giustizia e le reazioni mediatiche non corrispondono alla fase in cui si trova lui”.
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Il gioco d’azzardo oggi
“La situazione” sul gioco d’azzardo patologico oggi “è drammatica soprattutto nelle fasce d’età giovanili: c’è stato progressivamente il diffondersi di app sui dispositivi mobili, dai primi smartphone alle app portatili, questo è stato un fattore strutturale di diffusione gigantesco”.
“L’accelerata definitiva di gioco d’azzardo si è avuta con il Covid – spiega Jarre – che ha costretto a casa per lunghi periodi quasi tutta la popolazione. Per questo è fondamentale fare retromarcia nell’offerta. C’è troppa disponibilità, non solo nell’azzardo ma anche nel gaming: oltre che di gambling patologico si parla anche di gaming patologico”.
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