Battuto il numero uno della Lega Dilettanti, Cosimo Sibilia

“E ora può cominciare il secondo tempo. E’ tempo di allacciare gli scarpini e giocare. Sento già il fischio dell’arbitro”. Con il gioco di metafore che ha contraddistinto la sua candidatura, Gabriele Gravina resta saldamente in campo riconfermandosi alla guida della Figc. La ‘partita’ contro lo sfidante Cosimo Sibilia, presidente della Lnd, non era mai stata davvero in discussione. Ma le percentuali che al termine dell’Assemblea elettiva hanno certificato il secondo mandato del presidente uscente sono andate ben al di là dei numeri della vigilia e dei pronostici.

Gravina ha fatto il pieno di tutte le componenti riuscendo a sottrarre qualche consenso a Sibilia anche nell’ambito della Lega nazionale dilettanti che si è mostrata dunque spaccata con alcune regioni che hanno alla fine dirottato su sponde opposte. Il vincitore, che partiva dal 64% per la sottoscrizione avuta da cinque componenti (ovvero Lega Serie A, Lega Serie B, Lega Pro, Aic e Aiac), ha visto aumentare i propri consensi portandosi fino al 73,45% lasciando a Sibilia appena il 26,25% delle preferenze. Un risultato – al quale non ha partecipato l’Aia che ha deciso di non prendere parte al voto rinunciando al suo peso del 2% – che premia il ruolo che Gravina ha svolto nell’ultimo anno e mezzo nel gestire l’emergenza pandemica, operazione non facile che gli è stata riconosciuta da tutte le varie componenti della Figc. “Non potevamo fermarci, non dovevamo fermarci, non ci fermeremo. Abbiamo rappresentato un primo segnale di ripartenza dura e dolorosa e non ci siamo tirati indietro facendo sacrifici”, ha voluto aggiungere Gravina tracciando dunque il suo percorso nel segno della continuità.

Eletto per la prima volta il 22 ottobre 2018 dopo nove mesi di commissariamento della Federcalcio, Gravina guiderà la Figc fino al 2024 e potrà adesso giocare al meglio, senza troppi ostacoli e soprattutto ‘all’attacco’, quella che ha definito, nel suo corposo documento programmatico, ‘La Partita per il futuro’. A vittoria certificata ha citato Seneca, quasi a voler tracciare un segno distintivo su cosa si intenda per lavoro, progettualità e visione: “Non è perchè le cose sono difficili che non osiamo farle, è perché non osiamo farle che diventano difficili”. E aggiunge che del filosofo “abbiamo bisogno di tutta la saggezza, del suo pragmatismo per affrontare il secondo tempo della nostra partita per il futuro”. E per Gravina il futuro è adesso, a partire dai prossimi campionati Europei che ritiene si possano svolgere anche in presenza di pubblico, primo passo per inseguire un principio di normalità. “Sono contento che oggi anche il vice segretario generale della Uefa, Giorgio Marchetti, abbia voluto ribadire questo nostro desiderio e la determinazione nel difendere il format”.

Resta il problema delle infrastrutture. Gravina però non punta solo ‘sul grande evento’ come unico mezzo e possibilità per smuovere la situazione del ritardo del Paese sulla questione stadi, come ha invece sottolineato il presidente del Coni, Giovanni Malagò, nel suo intervento. E si affida anche sulla opportunità di interlocuzione di un personaggio come il procuratore federale Giuseppe Chinè, nominato gabinetto al Mef, che possa “aiutarci a sbloccare questi argomenti nell’ambito istituzionale”. Ma imminente resta per il il confermato presidente la riforma dei campionati, che Gravina considera non più rinviabile. Su questo punto fa una chiara premessa: “Tutti devono cedere un pezzetto per rendere il calcio più moderno”. Un modo per mandare un messaggio chiaro anche alla Lnd: “Chi dice che sarà emarginata mente sapendo di mentire. E’ impensabile che io non possa tutelare la base della piramide del calcio italiano”. Sibilia ha accettato la sconfitta annunciata lasciando da parte la polemica, sottolineata anche prima del voto, del mancato rispetto da parte di Gravina del patto di successione firmato nel 2018: “Prendo atto del risultato, partite si vincono e si perdono. Non ho nulla da rimproverarmi, ho giocato con lealtà”. Ora il secondo tempo della ‘partita’ è tutta in mano a Gravina.

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